Il Riesame: «Savoini doveva trovare l’accordo in fretta, prima del voto per le Europee»

04/10/2019 di Enzo Boldi

«Agire rapidamente per l’avvicinarsi delle elezioni europee». I giudici del tribunale del Riesame hanno respinto il ricorso presentato dai legali di Gianluca Savoini – indagato a Milano per il caso dei presunti fondi russi alla Lega – che avevano chiesto il dissequestro dei documenti, delle chiavette usb e dei telefoni dell’ex consigliere e collaboratore di Matteo Salvini che sarebbe implicato in questa trattativa a base di petrolio in cambio (anche) di soldi – i rubli – da far finire nelle casse del Carroccio.

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Una trattativa lampo: cotta e mangiata nei pochi incontri tra i tre italiani (tra cui, appunto, lo stesso Gianluca Savoini) e i due emissari russi. Un accordo da consumare nel giro di poco tempo vista l’imminente campagna elettorale della Lega in vista delle elezioni europee andate in scena, poi, lo scorso 26 maggio. Per il Riesame, dunque, le ipotesi di reato e le prove in mano agli inquirenti della Procura di Milano sono tangibili e verosimili.

Il Riesame e la fretta di Savoini

Si parte dalla veridicità e dalla non manipolazione di quel famoso audio accennato – in primis – da L’Espresso e poi pubblicato integralmente dal sito BuzzFeed. Quando messo online, secondo i tecnici, non avrebbe subito alcuna modifica, taglio o variazione. Ed sarebbe questa la prova principe in mano alla Procura sul presunto finanziamento illecito dalla Russia alla Lega.

La fotografia della trattativa sugli smartphone

Il contenuto di quell’audio, inoltre, sarebbe stato confermato da quella foto al ‘pizzino’ su cui era riportata la bozza-sintesi dell’accordo trovato con i due russi la sera del 18 ottobre 2018 nell’Hotel Metropol di Mosca. Un contenuto, scovato sugli smartphone dei tre italiani coinvolti, indicato come la conferma di quanto detto a voce in quella fredda sera russa: 65 milioni di dollari destinati alla Lega dopo una trattativa lampo a base di petrolio.

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