Le sardine non sono un partito quando prenotano la piazza di Bibbiano, ma lo sono quando annunciano il sabato al Papeete

Due pesi e due misure per le sardine. Queste ultime avevano annunciato un evento di chiusura della campagna elettorale al Papeete, una sorta di luogo simbolo della narrazione politica di Matteo Salvini. Dalla spiaggia di Milano Marittima, infatti, il leader della Lega, in agosto 2019, aveva fatto cadere il governo, picconando definitivamente l’alleanza con il Movimento 5 Stelle. Il comune di Cervia, tuttavia, ha negato il permesso per la manifestazione delle sardine, «perché rientra nei termini di un comizio elettorale di propaganda diretta o indiretta».

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Sardine, vietato il bagno al Papeete il 25 gennaio

Un atteggiamento che sorprende, secondo il fondatore del movimento Mattia Santori, se si guarda soprattutto a quanto accaduto qualche giorno fa, il 23 gennaio, in occasione della doppia manifestazione a Bibbiano. In quel caso, i rappresentanti delle sardine erano stati scaltri a prenotare piazza della Repubblica (quella più grande e centrale) prima dei rappresentanti della Lega che avrebbero voluto concentrare un evento importantissimo nella piazza della città simbolo della loro propaganda degli ultimi tempi, quella – per intenderci – dell’inchiesta sulle presunte irregolarità nell’affidamento dei minori.

Il precedente con le sardine a Bibbiano

Ma le autorità avevano chiesto loro di fare un passo indietro e permettere alla Lega di svolgere in piazza della Repubblica la propria manifestazione, dal momento che un partito che si presenterà alle elezioni avrebbe la precedenza rispetto a un movimento che, invece, non ha il proprio simbolo sulle liste elettorali.

Il caso in specie, invece, non è stato considerato per quanto riguarda la manifestazione del bagno al Papeete organizzato da Mattia Santori & co. «Ci dispiace solo perché il Comune di Cervia ci aveva dato una gran mano a organizzare e a gestire – ha detto il numero uno delle sardine -. Dopo che ci è stata tolta la piazza di Bibbiano e dopo che non ci è stata data la formula della manifestazione culturale a Bologna perché non eravamo un partito, oggi scopriamo che invece non è così: ogni tanto siamo considerati un partito».

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