Matteo Salvini annuncia che tornerà a Mondragone

Proteste, lancio di oggetti, sberleffi (lo striscione ‘Stevem scars a sciem’ – avevamo già abbastanza scemi), cori da stadio. Matteo Salvini non ha potuto svolgere il suo comizio a Mondragone. La contestazione ha superato la linea di confine e si è trasformata in vera e propria rivolta nei suoi confronti (una rivolta che gli offrirà il fianco per sottolineare pubblicamente che gli è stato impedito di parlare, mentre il leader della Lega ha già iniziato a dire che i centri sociali e i figli di papà preferiscono la camorra). Ma non per questo l’ex ministro dell’Interno si è dato per vinto: a caldo, subito dopo la protesta di Mondragone, Matteo Salvini ha annunciato che tornerà nella città sul lungomare Domizio.

Salvini torna a Mondragone, la promessa del leader della lega

«Se pensano di spaventarmi con violenza e minacce, non mi conoscono: tornerò, tornerò e tornerò, finché non avremo ridato pace alle persone perbene – ha detto Matteo Salvini nel corso di una diretta Facebook successiva, quando ormai era al sicuro in un luogo chiuso -. Se ad essere attaccato con la violenza fosse stato un politico di sinistra, giornali e tivù avrebbero fatto un’edizione straordinaria».

I toni della contestazione a Mondragone sono stati aspri e hanno portato addirittura a scollegare l’impianto elettrico che serviva per l’amplificazione del comizio di Matteo Salvini. E, come volevasi dimostrare, il leader della Lega sta già sfruttando questo aspetto, sostenendo che gli sia stato sottratto il legittimo diritto di parlare. Anche sui social network, ormai, le tifoserie sono molto ben delineate. Ma se è questa l’estate che ci aspetta, con le elezioni regionali alle porte (soprattutto in Campania) e con Matteo Salvini in giro per l’Italia a far comizi, allora prepariamoci ad altre scene come questa.

L’anno scorso le contestazioni hanno sfruttato le armi dell’ironia, della fantasia, della protesta composta. Se queste dovessero trasformarsi in quello che abbiamo visto oggi a Mondragone, si rischia davvero di far saltare il banco. In un momento in cui l’Italia, con l’emergenza coronavirus non ancora alle spalle, non può permetterselo.

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