Salvini perde le staffe: «In quel Consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva»

19/10/2018 di Enzo Boldi

Matteo Salvini si sta arrabbiando. Anzi, si è arrabbiato. La tensione all’interno della maggioranza di governo è deflagrata dopo le accuse della «manina» che avrebbe inserito, all’interno del testo finale del decreto fiscale, la norma per lo scudo fiscale sui fondi provenienti dall’estero. Dopo le accuse in diretta tv di Luigi Di Maio, ora è il leader della Lega a passare al contrattacco svelando un retroscena di quella lunga serata a Palazzo Chigi.

«Io sentirò tutti, però inizio ad arrabbiarmi, perché in quel Consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva», ha tuonato Matteo Salvini a Mezzocorona, in Trentino, nella giornata di chiusura della campagna elettorale per le provinciali. Il leader della Lega, dunque, rispedisce al mittente tutte le illazioni (o presunte tali) piovutegli addosso nelle ultime 24 ore, facendo capire che – in realtà – non ha senso lo stupore del Movimento 5 Stelle, dato che a redigere il testo è stato il proprio capo politico.

Salvini: «Dettava Conte e scriveva Di Maio»

«In quel Cdm – ha rincarato ancora la dose Salvini – un uomo indicato dai 5 stelle leggeva, ed è il presidente del Consiglio, e il leader dei 5 stelle scriveva, ed è Di Maio». E non finisce qui. Il leader della Lega è un fiume in piena e calca ancor di più la mano: «Il documento oggetto di scandalo di cui alla Lega e a Salvini non frega nulla è stato letto dal presidente del Consiglio e verbalizzato dal ministro Di Maio». Così, per chiarire il concetto e la sua versione, se ancora non fosse stato chiaro.

«A me del condono non me ne frega nulla»

Le stoccate sono finite? Assolutamente no. «Se non hanno capito, se hanno cambiato idea, se hanno iniziato a litigare – ha ripetuto ancora il leader della Lega – è un problema loro. Non può essere il governo a risentire dei cambi di umore dei Cinquestelle o delle distrazioni dei 5 stelle». Il Ministro dell’Interno ha poi risposto alle accuse di voler condonare tutto piovute proprio da alcuni esponenti pentastellati: «A me del condono non me ne frega un accidente. La Lega è nata per dare lavoro e ridurre le tasse, non per condonare. Se ci sono dei problemi tra Conte e Di Maio, parlassero tra loro e li risolvessero. Io, personalmente, voglio andare avanti con questo Governo e questa alleanza».

«Il M5S ragiona come fosse all’opposizione»

L’invettiva di Salvini contro gli alleati di governo, prosegue poi in una diretta video su Facebook, nella quale il leader della Lega spiega cosa sta accadendo con il decreto sicurezza: «La scadenza per la presentazione degli emendamenti è oggi: perché i 5 Stelle hanno ne hanno presentati 81 (sui 600 totali, ndr) come se fossero all’opposizione? Ragazzi non è così che si lavora, non è cosi che si fa tra alleati. Io poi sono ben contento se c’è qualcosa è da migliorare».

Le risposte di Conte e Di Maio

A breve giro di ruota arrivano anche le repliche di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il Premier, da Bruxelles spiega che «Il problema lo si risolve domani. È sorto un dubbio sulla traduzione tecnica dell’accordo politico. Se ci fosse qualche incongruenza si può sempre intervenire. Con il Consiglio dei Ministri do maggior agio ai ministri per rivedere con calma il tutto. È una questione tecnica, avendo ben contezza dell’accordo politico». Per il leader del Movimento 5 Stelle il problema (mosso, gridato ed evidenziato proprio da lui) non c’è più: «Noi non siamo d’accordo su nessun condono fiscale e su questo devo dire che nei termini dell’accordo con la Lega neanche loro erano d’accordo, ora il tema vero è che noi non vogliamo il condono, non lo vuole neppure la Lega? Bene, problema risolto». Tutto è bene quel che finisce bene. Forse.

(foto di copertina: ANSA/ DANIELE MOSNA)

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