Salvini: «Non sono omofobo ma» ed espone sui suoi social attivisti LGBT che protestano

Non sono razzista, ma. Non sono omofobo, ma. Non sono di destra, ma. Quante volte abbiamo sentito ripetere questo mantra. C’è una regola a questo proposito: di solito, chi fa questa premessa tende a smentirla con l’affermazione successiva. Succede anche a Matteo Salvini, evidentemente infastidito dalle proteste di cui è stato oggetto a Ceglie Messapica, in Salento, nel corso della giornata di ieri. In serata, infatti, ha pubblicato un video in cui espone alla mercé dei suoi followers sui social network degli attivisti LGBT che stavano manifestando contro di lui.

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Salvini non sono omofobo ma, e poi espone sui social attivisti LGBT

«Io non sono “omofobo”, ma questi sicuramente sono dei maleducati, bacioni anche a loro» – ha scritto Matteo Salvini, mostrando foto di ragazzi e ragazze con la bandiera arcobaleno e polemizzando volutamente con un accenno alla legge anti-omofobia in discussione alla Camera in questi giorni. Facile immaginare la sfilza di commenti al tweet e ai post che Matteo Salvini ha provocato. Si va dall’insulto più semplice alla teoria in base alla quale questi manifestanti facciano parte di una presunta moda mainstream.

«Scimmiette addestrate. e anche un po’ fumate. non contano nulla e spariranno nel nulla»; «Auguro a loro tutto il male peggiore. Sinistra uguale bubbone ftient’ ‘e merd! Faranno una brutta fine. Tutti all’ inferno»; «Un’accozzaglia di tossici pervertiti, questo è quello che rimane della sinistra». Sono soltanto alcune frasi che accompagnano un video che, lo ricordiamo, conteneva la premessa: «non sono omofobo, ma».

Salvini non sono omofobo, il comizio di Ceglie Messapica

Nelle ultime ore, Matteo Salvini è stato a Ceglie Messapica, da dove ha mandato messaggi ostili anche ai Paesi frugali che stanno ostacolando le trattative a Bruxelles sul Recovery fund. Invece, quello che sta accadendo nel corso dei suoi comizi sembra ripercorrere uno schema ben definito: anche nel corso dell’ultima campagna elettorale, infatti, il leader della Lega individuava i contestatori e li esponeva al giudizio – ovviamente non controllato – dei propri followers sui social network. Molto spesso tutto ciò è stato fonte di aspra polemica. Evidentemente, però, la strategia paga e il leader della Lega continua su questa falsariga.

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