Salvini: «Tornerò a fare il giornalista». Moncalvo, però, voleva licenziarlo perché «falsificava i fogli di presenza»

08/08/2019 di Enzo Boldi

Qualche mese fa Matteo Salvini veniva criticato per le sue assenze al Viminale. Qualche anno fa venivano fatte le stesse domande per via delle sue non presenze al Parlamento Europeo. Ora, invece, torna in auge una vecchia intervista di Gigi Moncalvo a Il Fatto Quotidiano, durante la quale l’ex direttore de La Padania aveva raccontato di come avrebbe voluto licenziare il Salvini giornalista per assenteismo. Il tutto ha un motivo logico: mercoledì sera, dal palco di Sabaudia, il leader della Lega ha detto che tornerà a scrivere non appena terminerà la sua esperienza politica.

«Con tutti il rispetto per i giornalisti presenti, oggi sentiamo prima i cittadini – ha detto Matteo Salvini brandendo il microfono al suo arrivo sul palco di Sabaudia -. Il giornalista lo faccio anch’io come mestiere, e tornerò a farlo dopo la politica». Nel passato di Salvini giornalista, infatti, c’è anche il suo ruolo all’interno del giornale La Padania, ma qualcuno non sembra aver avuto un bel ricordo di quella esperienza quotidiana (o forse no) al fianco di quello che, poi, diventerà il segretario della Lega, il ministro dell’Interno e il vicepremier. 

Salvini giornalista e quella ‘macchia’ con La Padania

Gigi Moncalvo, infatti, è stato direttore de La Padania nel biennio 2002-2004. Durante quella fase, il Salvini giornalista risultava uno dei redattori della testata tanto cara ai leghisti. Ma, secondo l’allora direttore del giornale, il suo approccio al lavoro non era dei migliori. Anzi, aveva addirittura chiesto il licenziamento di colui il quale sarebbe diventato – circa dieci anni dopo – il segretario del Carroccio.

Moncalvo, la Padania e i fogli delle presenze firmati

«Quando diressi il giornale della Lega chiesi il licenziamento di Matteo Salvini – disse Gigi Moncalvo a Il Fatto Quotidiano nell’intervista rilasciata il 28 aprile dello scorso anno -. Perché falsificava i fogli presenza. Vale a dire che non si presentava al lavoro, ma firmava ugualmente la presenza». Un ‘furbetto del cartellino’ secondo il suo ex direttore dunque.

(foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO/DC + ANSA/STRINGER)

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