«Quando ero giornalista mi divertivo a fare ‘ste cose», così Salvini viola il codice deontologico

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I vari aspetti che il leader della Lega non ha preso in considerazione, chiamando in causa la professione

Testo Unico dei doveri del giornalista. Punto fermo, dal punto di vista della deontologia professionale, per chi fa questa professione, essendo iscritto a un ordine che prevede gli elenchi dei professionisti, dei pubblicisti e dei praticanti. Matteo Salvini giornalista pubblicista lo dovrebbe conoscere bene. Anche se la sua iscrizione all’albo (risulta iscritto dal 19 maggio 1999) è precedente alla pubblicazione del Testo Unico, la formazione obbligatoria continua dovrebbe portarlo ad aggiornarsi sugli aspetti della professione.



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Salvini giornalista: «Mi divertivo a fare queste cose al citofono»

E uno dei cardini principali per chi fa il giornalista dovrebbe essere la deontologia. Matteo Salvini, un passato da giornalista a Radio Padania, dovrebbe insomma sapere che suonare ai citofoni (come purtroppo è prassi di un certo tipo di giornalismo, soprattutto per vicende di cronaca nera) non è indicato dalle regole della deontologia professionale. Eppure, ciò non ha impedito al leader della Lega, su suggerimento di alcuni abitanti del quartiere Pilastro di Bologna, di citofonare a una famiglia tunisina etichettata, in maniera forse troppo prematura, come luogo da cui parte lo spaccio nel quartiere.



Salvini giornalista: le violazioni deontologiche, la tutela del domicilio

Il Testo unico dei doveri del giornalista contiene in allegato anche il Codice deontologico che è stato desunto dalla legge sulla privacy emanata nel 2003, quasi 17 anni fa. Quest’ultimo contiene all’articolo 3 un passaggio sulla questione del domicilio e sulla sua violazione:

La tutela del domicilio e degli altri luoghi di privata dimora si estende ai luoghi di cura, detenzione o riabilitazione, nel rispetto delle norme di legge e dell’uso corretto di tecniche invasive



Ovviamente, si estendono le tutele del domicilio della propria abitazione anche ad altri luoghi sensibili, dando per scontato – secondo la disciplina sulla privacy che a sua volta si appella alla Costituzione italiana – che l’indirizzo della propria residenza o del proprio domicilio è inviolabile.

Salvini giornalista: le violazioni deontologiche, la tutela dei minori

Ma non sarebbe l’unica violazione deontologica commessa da Matteo Salvini. Nella fattispecie, dal momento che la signora che ha condotto Matteo Salvini al citofono della famiglia tunisina indicata come una delle principali responsabili dello spaccio nel quartiere Pilastro di Bologna ha affermato che la persona in oggetto «forse è minorenne e ha 17 anni» (cosa confermata anche da un video pubblicato da Fanpage), si potrebbe configurare anche il mancato rispetto della Carta di Treviso, pubblicata nel 1990 e che riguarda, appunto, il rapporto tra stampa e minori.

Ovviamente, si ricorda che non si possono diffondere i dati personali dei minori e che questi ultimi non devono essere identificabili attraverso indicazioni come il domicilio o altri elementi che li rendano riconoscibili. Oltre al fatto che Matteo Salvini si è recato proprio al citofono della famiglia, rendendo evidente l’indirizzo di casa, il leader della Lega ha pronunciato in favore di telecamera anche il cognome del ragazzo tunisino che gli era stato indicato dalla donna. Insomma, non un comportamento da giornalista.

Dal momento che è stato lui stesso a chiamare in causa la professione (e non è che si è giornalisti a targhe alterne: quando si ha il tesserino, ci si impegna a comportarsi nella maniera prevista dalla deontologia professionale), allora è opportuno rilevare gli errori che ha commesso.