Salvini e smartworking: «Meglio il lavoro in presenza»

Le dichiarazioni del leader della Lega su un tema molto dibattuto

20/10/2020 di Redazione

Matteo Salvini e smartworking. Potrebbe essere effettivamente un binomio funzionante, dal momento che – per quanto riguarda la sua attività in Senato – il leader della Lega ha soltanto un 11% di presenze in questa legislatura iniziata nel 2018. Invece, l’ex ministro dell’Interno cavalca un’altra ondata: quella, cioè, della linea di pensiero che sostiene che lo smartworking, in realtà, non abbia lo stesso impatto del lavoro in presenza. 

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Salvini e smartworking: «Meglio il lavoro in presenza»

Nella giornata di oggi, infatti, Matteo Salvini ha dichiarato davanti alla sede dell’Inps (dove si era recato per supportare una manifestazione della Lega): «Trovo tanti lavoratori che vorrebbero tornare a lavorare in presenza, in ufficio, perché lavorare da casa non permette di avere le stesse risposte. Con la riorganizzazione degli orari per me il lavoro in presenza è sempre meglio, come per la scuola».

Un attacco che prende di mira uno dei provvedimenti dell’ultimo Dpcm emanato dal presidente del Consiglio per contrastare l’avanzata della pandemia da coronavirus: ciascuna amministrazione pubblica, infatti, può assicurare lo svolgimento del lavoro agile almeno al 50% del personale impegnato in attività che possono essere svolte secondo questa modalità. Può farlo in modalità semplificata ancora fino al 31 dicembre 2020. Un provvedimento che, così come quello sui lockdown e sui coprifuoco a livello locale, non trova la totale condivisione di Matteo Salvini.

Salvini e smartworking, come si colloca rispetto alle sue presenze in Senato?

Eppure, i dati sul lavoro del leader della Lega in parlamento parlano chiaro: secondo Openpolis, Matteo Salvini è stato presente solo l’11,43% delle volte in Senato. Il 3,20%, invece, è risultato assente, mentre per il restante 85,37% è risultato in missione. Negli ultimi giorni, un esponente del suo partito, l’assessore alla Sanità della regione Piemonte Luigi Icardi – che si era recato in viaggio di nozze per cinque giorni – era stato accusato di aver lasciato gli uffici in un momento delicato della pandemia. La sua risposta era stata: «Fanno tutti smartworking e l’assessore non lo può fare?». Una posizione, a quanto pare, divergente rispetto alle parole del leader del partito.

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