La strategia di Salvini: «Più che al Mes, preferisco chiedere soldi ai risparmiatori italiani»
Il riferimento è alle aste dei Bot
17/09/2020 di Gianmichele Laino
Matteo Salvini, nella giornata di oggi, è stato ospite della trasmissione Uno Mattina, collegata all’informazione del Tg1. Uno degli argomenti affrontati dal leader della Lega è stato quello del Mes e del fondo salva-stati a cui l’Italia potrebbe fare ricorso (ma il dibattito tra le forze del governo è aperto) per le spese di carattere sanitario. Un prestito con condizionali molto basse, il cui meccanismo è stato rivisto in chiave molto più favorevole proprio a causa della pandemia da coronavirus che è esplosa in Europa a partire da fine febbraio. L’argomento, però, viene liquidato e la strategia del leader della Lega sembra essere volta a costruire un asse tra Salvini e risparmiatori italiani.
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Salvini e risparmiatori italiani, la ricetta per evitare il Mes
«Negli articoli 13 e 14 del trattato del Mes questi sono soldi dati a prestito da restituire a precise condizioni ad un organismo che ha sede in Lussemburgo che non ha responsabilità civile e penale ed è coperto da segreto di Stato – ha dichiarato il leader della Lega mostrando tutta la sua contrarietà rispetto al ricorso ai fondi del Mes -. Tra due anni potrebbe dirmi: “sa cosa c’è Salvini, questi soldi me li restituisci ma alzi l’età pensionabile a 70 anni o raddoppi la tassa sulla casa”. Questi soldi preferisco chiederli ai risparmiatori italiani che solo settimana scorsa hanno chiesto 84 miliardi di BOT».
Matteo Salvini spiega sostanzialmente quello che la Lega sta sostenendo da diverso tempo, ovvero che il ricorso al Mes potrebbe essere aggirato dalle aste dei titoli di Stato a uso e consumo, appunto, dei risparmiatori italiani.
Salvini e risparmiatori, dove sta l’inghippo
La strategia di Matteo Salvini, tuttavia, mostra delle lacune. Innanzitutto perché, normalmente, i titoli di stato italiani hanno un tasso di interesse molto più alto rispetto al Mes (quasi il doppio). Poi, perché sul debito dovrebbe comunque garantire la Banca Centrale Europea, spostando l’asse dalla commissione all’organismo finanziario. Insomma, ci sarebbe sempre un supporto esterno e la questione non verrebbe mai liquidata completamente all’interno del territorio italiano e della sua finanza.