Salvini al Washington Post: «L’Italia ha già fatto molto. Anzi, troppo»

20/07/2018 di Enzo Boldi

Matteo Salvini fa l’americano e si racconta al Washington Post. Il Ministro dell’Interno e vicepremier italiano è stato intervistato dal quotidiano statunitense e tra opinioni personali e scelte di governo, ha svelato i suoi prossimi passi nel rapporto con l’Europa, nella gestione dell’emergenza migranti e nel suo rapporto con gli alleati della maggioranza e con il Premier Giuseppe Conte.

LEGGI ANCHE > Cdp, Conte convoca il vertice. Salvini dice di non saperne nulla. Conte annulla il vertice

«L’Italia ha fatto molto, forse troppo – ha raccontato Matteo Salvini al Washington Post parlando della gestione dei migranti e degli sbarchi sulle nostre coste -. Ho spiegato ai miei colleghi francesi e tedeschi che noi non possiamo fare più niente». Un mantra che, ormai, il Ministro dell’Interno continua a ripetere a ogni intervista o post sui social network. E sui rapporti con il Premier Giuseppe Conte ha sottolineato come siano «Sulla stessa linea, solo che i toni che utilizziamo sono molto diversi. Sono un politico diverso dalla vecchia classe che governava l’Italia: uso un linguaggio più semplice e diretto e l’essere definito populista per me è solo un complimento».

Salvini al Whashington Post: «Salviamoli a casa loro»

Il tema principe dell’intervista è stato, ovviamente, quello sulla gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo. «Abbiamo ricevuto 654.000 migranti via mare negli ultimi quattro anni – ha dichiarato il Ministro dell’Interno -. Molti hanno ricevuto asilo politico. Oggi ospitiamo 170.000 migranti in hotel in attesa di elaborazione. L’obiettivo finale, ed è quello che chiediamo alle istituzioni europee, non è quello di distribuire i migranti tra i vari paesi europei, ma di impedire loro di entrare in Europa e di partire dall’Africa. Dobbiamo intervenire in Africa. Abbiamo bisogno di un piano Marshall per l’Africa per migliorare le condizioni di vita nei paesi di origine».

Salvini al Washington Post, la stima incondizionata a Trump e Putin

Il Vicepremier ha poi ribadito la sua affinità con la politica migratoria voluta e applicata da Donald Trump negli Stati Uniti: «Durante la campagna elettorale sono andato a un raduno di Trump in Pennsylvania. Apprezzo il fatto che abbia seguito ciò che ha promesso agli elettori, come ha fatto con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele». Al centro dell’intervista, anche il suo rapporto con Vladimir Putin dopo il suo recente viaggio in Russia. «Ci siamo accordati sulla creazione di alcuni database comuni – ha spiegato Salvini al Washington Post -. Abbiamo parlato di terrorismo, sicurezza informatica, lotta contro il narcotraffico e dei combattenti stranieri che stanno tornando in Europa dalla Siria e dal Medio Oriente». Sollecitato dall’intervistatrice, la giornalista Lally Weymouth, Salvini ha anche risposto all’accusa di soldi ricevuti dalla Lega da parte di Russia Unita, il partito di Putin «Questa è una fake news. Non abbiamo mai preso un euro, un rublo o un dollaro. Avevamo solo un accordo che prevedeva la collaborazione tra i movimenti giovanili su temi culturali ed economici».

Share this article