L’infelice origine dell’espressione «salvare il Natale»

In pochi l'hanno usata esplicitamente, ha fatto parte più di un racconto mediatico

03/12/2020 di Gianmichele Laino

Ma com’è nata, alla fine, l’espressione “salvare il Natale” che – da un certo momento in poi – ha riempito tutte le pagine dei giornali italiani? In realtà, sono stati pochi i politici – soprattutto quelli dell’esecutivo – che hanno esplicitamente fatto riferimento a questa espressione e che l’hanno utilizzata all’interno di alcune loro dichiarazioni. Senza dubbio, uno di questi è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, il 25 ottobre scorso, sosteneva: «Non è stato e non è facile. Ma stringere ora è la sola strada possibile per salvare il Natale ed evitare un lockdown più doloroso di quello di marzo. Questo è l’obiettivo che va centrato con ogni sforzo e ogni sacrificio».

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La missione è fallita: salvare il Natale non è più possibile

Dal 25 ottobre, la speranza – in realtà – si è sempre più affievolita, fino ad arrivare al consiglio dei ministri della serata tra il 2 e il 3 dicembre, che ha messo definitivamente il punto a un insieme di normali festeggiamenti durante il periodo natalizio. Non può essere un “Natale salvato” quello che prevede la chiusura dei ristoranti dopo le 18, non può essere un “Natale salvato” quello che chiude le regioni e – addirittura – i comuni nei giorni del 25, 26 dicembre e 1 gennaio, non può essere un “Natale salvato” quello che raccomanda fortemente di far partecipare a cenoni e pranzi i soli conviventi.

Chi (non) ha usato l’espressione “salvare il Natale”

Mai slogan fu più infelice e – infatti – pochi politici lo hanno pronunciato in maniera esplicita. Persino il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è sempre stato prudente dal proferire queste parole (qualche accenno, ma sempre circostanziato, è stato fatto il 14 novembre nel corso di un incontro con il segretario della CGIL Maurizio Landini). Meno prudente, invece, è stata la comunicazione di palazzo che ha più volte “suggerito” ai vari giornali (che poi ci hanno fatto titoli, approfondimenti e anche qualche pezzo di satira) lo slogan. Addirittura, si è cercato di costruire una certa narrazione intorno al tentativo dell’esecutivo di proporsi come il “salvatore del Natale”: la lettera, anzi la pec, del piccolo Tommaso Z. rappresentava un tentativo in questo senso. La risposta rassicurante del presidente Giuseppe Conte (almeno sull’autocertificazione speciale da concedere a Babbo Natale) cercava di costruire le basi solide nell’immaginario collettivo di un esecutivo-supereroe, pronto a conservare lo spirito delle festività.

E invece, nulla. Non è un caso che – con l’approssimarsi di dicembre – il motto “salvare il Natale”, invece che rafforzarsi si sia indebolito, sia stato prima soltanto sussurrato a mezza bocca, poi lasciato cadere, sperando che i cittadini non se ne ricordassero. La stessa speranza che accompagna mille altre promesse mai trasformate in realtà.

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