«1200 persone che fanno il saluto romano sono concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista»

Le motivazioni della sentenza del GUP di Milano che ha condannato 5 persone che hanno fatto il saluto romano in occasione della commemorazione di Sergio Ramelli

11/11/2020 di Redazione

I fatti, lo ricorderete, risalgono al 29 aprile 2019. Durante una manifestazione per Sergio Ramelli – esponente del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975 – circa 1200 persone si erano radunate a Milano per ricordare il giovane. Tra queste anche esponenti dei movimenti di estrema destra che, rispondendo ‘presente’, avevano fatto il saluto romano proprio nel corso della manifestazione. Per questo motivo, cinque persone erano state condannate a un anno (alcuni a un anno e 10 mesi) lo scorso 15 settembre 2020. Ora, sono state pubblicate anche le motivazioni della sentenza del GUP per il saluto romano a Ramelli.

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Saluto romano a Ramelli, le motivazioni del giudice

Il giudice Manuela Cannavale ha messo nero su bianco nelle motivazioni ciò che ha portato alle condanne: «1.200 persone delle diverse realtà extraparlamentari di destra riunite in modo compatto, che insieme rispondono alla chiamata al presente e contemporaneamente alzano il braccio nel saluto romano con orgoglio ed entusiasmo – si legge nella sentenza -, certamente creano in soggetti che si ritrovano nelle loro idee una suggestione, una forza, una evocazione del passato regime tali da rappresentare un concreto tentativo di proselitismo e, quindi, un concreto pericolo di raccogliere adesioni finalizzata alla ricostituzione di un partito fascista».

Pertanto, anche se non si può parlare di quell’evento come un tentativo di ricostituire il partito fascista (la cui rifondazione è espressamente vietata dalla Costituzione), tuttavia ci sarebbero stati – secondo il giudice – i prodromi necessari per la riorganizzazione del partito stesso. Il corteo di Sergio Ramelli è una delle poche occasioni in cui tutti i movimenti di estrema destra sfilano compatti uno accanto all’altro e, secondo la sentenza, il fatto di rivolgere il saluto romano a Ramelli comportava una sorta di svincolo dalle ragioni originarie della manifestazione, celebrando in realtà il partito fascista.

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