Alessandro Sallusti scrive che la vera Liberazione c’è stata il 18 aprile 1948

25/04/2019 di Redazione

Nella lista dei revisionismi sul 25 aprile, forse, andrebbe inserito anche questo editoriale di Alessandro Sallusti, pubblicato sul Giornale nella giornata di oggi. Il direttore della testata fondata da Indro Montanelli, infatti, scrive che la vera festa della Liberazione non andrebbe celebrata il 25 aprile, data convenzionale della liberazione dell’Italia dal fascismo, ma il 18 aprile. Il riferimento è al 1948 e alla possibile celebrazione delle elezioni che hanno permesso alla Democrazia Cristiana di battere il Fronte Democratico Popolare.

Sallusti propone un’altra festa della Liberazione

«Verrebbe voglia di spostare la data della Liberazione – scrive Sallusti – a un’altra data, perché quella vera, di liberazione, avvenne non un 25 ma un 18 aprile. Proprio in quel giorno si celebrarono le prime elezioni post costituzione repubblicana e gli italiani con il loro voto scongiurarono il rischio reale e concreto della presa del potere da parte di socialisti e comunisti».

Insomma, stando alle parole di Sallusti, non è la fine della guerra e la liberazione dagli orrori di una dittatura che si dovrebbe celebrare, ma l’avvio di un processo politico che, nei successivi 50 anni, vide la Democrazia Cristiana sempre al governo. «Solo a quel punto – scrive Sallusti – in mano a moderati e cattolici, l’Italia trovò la sua vera libertà».

Il direttore del Giornale, inoltre, rievoca un nuovo 18 aprile anche per i nostri giorni. Una elezione che possa definitivamente chiudere la parentesi del governo giallo-verde. Perché secondo Sallusti, questi governanti, più che liberatori, sembrano «simili ai gerarchi di Salò, che asserragliati l’uno contro l’altro nel fortino si preoccuparono solo di salvare se stessi». ù

La riflessione sull’editoriale di Sallusti

Un concetto molto particolare di Liberazione, da parte di Sallusti. Il suo editoriale, scritto per la giornata del 25 aprile 2019, è destinato davvero a far discutere. Si tratta senz’altro di una provocazione, ma immaginiamo cosa succederebbe se diventassero festa nazionale tutte le elezioni che hanno avuto come esito quello sperato da questo o da quell’altro commentatore dell’agone politico. Probabilmente, il calendario sarebbe pieno di giorni festivi. Ma così facendo non si può fare a meno di notare che la liberazione dal fascismo (il vero evento di rottura rispetto al ventennio precedente) ne esce completamente ridimensionata. E l’interpretazione di Sallusti non fa altro che prestare il fianco a chi, questa festa, vorrebbe totalmente eliminarla.

FOTO: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

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