La Russia apre un caso contro Whatsapp per violazione della legge sui dati personali

La Russia continua a multare a rotazione i colossi della tecnologia occidentali per il fatto di non custodire i dati degli utenti russi entro i confini del paese

30/07/2021 di Ilaria Roncone

Ieri Google, oggi Whatsapp. La Russia continua a imporsi sulle big tech occidentali distribuendo multe a destra e a manca. Nella giornata di oggi arriva il provvedimento amministrativo contro Whatsapp per la mancata localizzazione dei dati degli utenti russi sul territorio russo. Lo riferisce l’agenzia stampa Interfax. Solo ieri il colosso di Mountain View ha ricevuto una multa di 3 milioni di rubli – pari a circa 34 mila 400 euro – da parte di un tribunale tusso per la stessa identica ragione.

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La Russia multa Whatsapp

Da parte di Facebook – l’azienda proprietaria di Whatsapp – non c’è stato ancora nessun tipo di commento. Se ieri la cifra chiesta a Google è stata di 3 milioni di rubli per aver violato la legge del 2014 che chiede a qualsiasi azienda che i dati dei cittadini in Russia vengano custoditi nei confini della nazione, per Whatsapp la crifra potrebbe essere maggiore.

La cifra che verrà chiesto di pagare alla piattaforma di messaggistica più famosa del mondo potrebbe variare tra 1 milione e 6 milioni di rubli – ovvero tra 13 mila 700 e 82 mila 250 dollari) secondo quanto ci sarebbe scritto nei documenti del tribunale. Seppure la data in tribunale non sia ancora stata fissata, il caso è stato aperto e va ad aggiungersi alla lunghissima lista di procedimenti avviati contro le big tech. L’altro filone, oltre a quello che vede le multe per la custodia dei dati personali degli utenti fuori dalla Russia, è quello delle multe per i contenuti vietati per legge e non rimossi.

Il punto centrale sarebbe quello di ottenere che le aziende tech estere aprano degli uffici in Russia così da poter gestire l’avanzata tecnologica dei colossi occidentali cercando di affermare la sua sovranità sull’Internet russo. Internet che, in vista delle elezioni parlamentari di settembre, il governo sta cercando di tenere sotto controllo imponendo quali tipologie di contenuti possono o non possono essere accessibili agli utenti.

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