Perché la Russia ha così pochi casi di contagio (e perché Putin non c’entra)

I social network sovranisti stanno impazzendo per Vladimir Putin. È il nuovo eroe che sta combattendo la battaglia contro il coronavirus, la sua nazione viene additata come modello fondamentale per limitare il contagio. Attualmente, i casi di positivi in Russia – comunicati dal Cremlino – sono 93. Una percentuale davvero irrisoria, se si considera che la Russia ha una popolazione di 144 milioni di abitanti e che ha anche un confine cinese. Senza contare le continue relazioni tra Mosca e Pechino, anche di natura commerciale. L’argomento Russia coronavirus è quello più diffuso nelle ultime ore, anche per questa sorta di narrazione trionfalistica sulla lotta al contagio. Ma come stanno veramente le cose?

Non è certo merito di cure miracolose che vengono tenute nascoste come, ad esempio, quella dell’Arbidol, che è utile contro la SARS ma che non viene commercializzato affatto come farmaco anti-coronavirus. Anzi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta facendo accertamenti sull’efficacia del farmaco contro il Covid-19, così come li sta facendo anche su altri farmaci che vengono testati attualmente sui pazienti affetti dalla malattia. Ma sulla sua presunta azione mirata contro il coronavirus non c’è ancora nessun riscontro.

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Russia coronavirus, perché così pochi contagi

Cercando di penetrare la spessa cortina che circonda la Russia e i suoi media, è opportuno ricercare qualche informazione sulla stampa indipendente. Ad esempio, il progetto Meduza che da tempo sta cercando di raccontare la ‘vera Russia’, quella che va al di là delle veline governative. Anche il portale prende atto che la Russia è stata molto efficace nelle misure di contenimento del virus. Sin dal 23 gennaio, infatti, il governo ha incrementato i controlli di persone provenienti dalla Cina. Ma soltanto il 31 gennaio ha chiuso il traffico aereo tra Mosca e Pechino e ha bloccato il traffico su gomma e su rotaia al confine cinese.

Ma la Cina, lo sappiamo, non è stata l’unica nazione colpita dal coronavirus: che dire, infatti, dell’Iran, della Corea del Sud, della stessa Italia? Insomma, possibile che nessuno da queste altre nazioni sia arrivato in un Paese così grande e così commercialmente attivo e abbia portato il virus. Passiamo dunque a ipotesi più plausibili che spiegherebbero il numero ridotto di casi.

Russia coronavirus, la differenza nei protocolli per l’analisi dei positivi

Quella che sembra essere la più accreditata riguarda la differenza nelle procedure che portano a testare i possibili pazienti. In Russia, vengono condotti test di laboratorio utilizzando kit diagnostici prodotti da un’azienda con sede a Novosibirsk chiamata Vektor. Mendoza ha confrontato il protocollo Vektor-PCRrv-2019-nCoV-RG con metodi analoghi utilizzati, ad esempio, negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, in Giappone e in altre parti del mondo. Questo protocollo è distinto in due fasi, ma non può garantire che un risultato negativo del test indichi effettivamente l’assenza del virus. Se si considera, poi, che c’è un numero molto importante – le statistiche mondiali lo confermano – di positivi asintomatici, ecco aggiungere un ulteriore tassello al problema.

Dunque, a questo si può aggiungere la sottovalutazione del problema o la copertura dello stesso da parte del governo. Che ha iniziato a fornire i dati sul contagio e sta continuando ad aggiornarli. Tuttavia, sappiamo quanto sia difficile ottenere informazioni di un certo peso dalla Russia. Per questo, sarebbe prudente andarci piano con le esaltazioni di Putin come unico vero soldato contro il coronavirus.

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