Romano Prodi: «Salvini ammicca al razzismo, il M5S dovrebbe studiare di più»

05/03/2019 di Enzo Boldi

Intervistato da Di Martedì (su La7), Romano Prodi ha parlato del quadro politico italiano. Dalle primarie del Partito Democratico che hanno consegnato la leadership nelle mani di Nicola Zingaretti, al rapporto conflittuale delle due anime alla guida del governo. Da una parte c’è la Lega di Matteo Salvini che ha un atteggiamento razzista e discriminatorio nei confronti di «chi non è come loro»; dall’altra gli esponenti del Movimento 5 Stelle: «Dovrebbero studiare di più, ma adesso uno che sottolinea lo studio può sembrare uno snob, io dico solo che studiare serve».

Rispondendo alla domanda della giornalista «Salvini è razzista?», Romano Prodi ha risposto: «Sì. Nel senso che quando dici ‘noi siamo diversi dagli altri’ dici anche questo. Mentre noi siamo una parte di mondo, con una grande cultura, una grande civiltà che dobbiamo custodire, ma con la cultura e non con l’odio. Io sono dall’altra parte ma non faccio mica la faccia feroce, forse perché sono emiliano. Credo proprio che creando tensione si può andare avanti per un po’ di tempo ma poco».

Romano Prodi: «Salvini è razzista quando dice di essere diverso dagli altri»

L’ex presidente del Consiglio ha poi sottolineato come questo governo abbia acuito le tensioni sociali che, però, potrebbero rientrare ben presto grazie all’autocoscienza dei cittadini. «Secondo me – spiega Romano Prodi – è un momento di riflessione in cui non c’è più il desiderio per definizione di tensione, di lite, che c’era stata fino a qualche mese fa. Adesso la gente comincia a dire ‘insomma dobbiamo convivere con gli altri perché se no se siamo isolati è sempre peggio’. Non si può litigare con i francesi, i tedeschi e con tutti. Questo è un sentimento nuovo che vedo arrivare».

Sulle primarie del Pd

Spazio anche per le Primarie del Pd che nella notte tra domenica e lunedì hanno consegnato la guida dei dem nelle mani di Nicola Zingaretti. Poi gli viene chiesto se fosse pronto a riprendersi la tessera del Partito democratico, ma il professore non si sbilancia: «Questo dipende dalle cose che seguiranno. Il problema è di avere una capacità di apertura e di comprensione di problemi che per un po’ di tempo è mancata. La tessera vuol dire essere insieme in uno schieramento ampio, che comprende gente anche diversa, ma che abbia gli stessi obiettivi dal punto di vista della distribuzione dei redditi, dei rapporti con gli altri paesi europei, insomma che faccia riprendere una strada comune. Dopodiché arriva anche la tessera, ma prima bisogna tracciare il cammino».

(foto di copertina: ANSA/FERMO IMMAGINE LA7/DIMARTEDI)

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