Roger Waters contro il «golpe» venezuelano
05/02/2019 di Daniele Tempera
Mentre in Italia tengono banco le polemiche sulla posizioni ufficiali del nostro Paese nei confronti della crisi venezuelana e sul mancato riconoscimento del leader del parlamento Juan Guaidó, che qualche settimana fa si è autoproclamato presidente al posto di Nicolas Maduro, arriva un’altra presa di posizione dura e controcorrente. Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi contro le presunte ingerenze americane nel paese sudamericano da parte di leader della sinistra europea, come Jeremy Corbyn e Jean-Luc Mélenchon, l’accusa arriva ora da una vera e propria leggenda della musica rock, Roger Waters.
A note from Roger:
THIS IS TODAY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
STOP THIS LATEST USG INSANITY, LEAVE THE VENEZUELAN PEOPLE ALONE. THEY HAVE A REAL DEMOCRACY, STOP TRYING TO DESTROY IT SO THE 1% CAN PLUNDER THEIR OIL.
US HANDS OFF #VENEZUELA! #NICOLASMADURO #STOPTRUMPSCOUPINVENEZUELA pic.twitter.com/AFi89IGcgV
— Roger Waters (@rogerwaters) 3 febbraio 2019
Il “J’accuse” di Roger Waters in un tweet
Il bassista e anima dei Pink Floyd ha dato fuoco alle polveri con un’accusa indirizzata direttamente a Trump e al cosiddetto imperialismo americano, che si stanno rendendo responsabili, secondo l’artista, di un vero e proprio colpo di stato nell’obiettivo di impadronirsi delle ricche riserve petrolifere del paese sudamericano. Per Waters la crisi venezuelana è insomma l’ennesima declinazione della lotta dell’1% ricca della popolazione mondiale, contro il restante 99% che ne subisce passivamente politiche e finalità.
Da Israele al Venezuela: le prese di posizione dell’artista
Una posizione netta e controcorrente , che farà sicuramente discutere, ma che non è una novità nella carriera di Waters. Nel 2013 suscitarono ampie polemiche contro le dichiarazioni rilasciate dall’artista contro lo stato di Israele, quando Waters paragonò i palestinesi “agli ebrei durante la Germania nazista”. Una polemica a cui sono seguite vere e proprie campagne per far sì che agli artisti non suonassero in Israele e che aveva, due anni fa, innescato anche un acceso dibattito con il leader dei Radiohead Thom Yorke e l’anno scorso con il cantautore australiano Nick Cave. Posizioni che hanno attirato, sull’autore dell’immortale “The Wall”, accuse di anti-semitismo, alle quali l’ex Pink Floyd ha sempre replicato fermamente: “Non odio Israele, ma tutte le forme di apertheid, ovunque e in qualunque forma si manifestino”.