La corsa dei social network a cancellare gli account apparentemente collegati a Robert Crimo III
Le tracce dell'attentatore del 4 luglio a Chicago sono state rimosse da YouTube, Instagram, Discord e Twitter
05/07/2022 di Redazione
Sei morti e diversi feriti. È questo il bilancio provvisorio della strage di Chicago, durante i festeggiamenti in onore del 4 Luglio americano. Una persona coinvolta nei fatti, Robert Crimo III, è stata arrestata dalla polizia dopo una breve caccia all’uomo. La sua identità è stata diffusa immediatamente attraverso i principali canali media. Tuttavia, proprio per questo motivo – e proprio per evitare qualsiasi tipo di azione di emulazione o, al contrario, di shitstorm e di pratiche non previste dalle policies dei diversi social network – YouTube, Instagram, Discord e Twitter hanno provveduto a rimuovere immediatamente tutti i profili social che sembrano essere in qualche modo associati alla persona arrestata per la strage di Chicago.
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Robert Crimo III è stato rimosso dai vari social network dopo la strage di Chicago
Ci sarebbero infatti dei canali Discord collegati a lui (che hanno nomi evocativi e nostalgici delle SS) e ci sarebbero anche diversi video su YouTube realizzati da Robert Crimo III. Non sembrano video, però, che sono stati pubblicati di recente. Nonostante questo, diversi social network hanno deciso di rimuovere i canali e i contenuti che possono essere ricollegabili all’attentatore di Chicago.
Ma ci sono anche diverse altre piattaforme che venivano utilizzate dallo stesso personaggio: si tratta di Spotify, dove ha pubblicato anche alcune tracce audio, e di Apple Music. Evidentemente, l’autore della sparatoria aveva la passione per la musica ed era egli stesso autore di musica. Anche Spotify ha preso la decisione di rimuovere questi contenuti artistici. Nessuna delle piattaforme coinvolte – in realtà Robert Crimo III potrebbe aver avuto anche un account su TikTok, anche questo rimosso – ha voluto rilasciare dichiarazioni rispetto alla rimozione di canali e account.
Tuttavia, è prassi che le piattaforme – in queste circostanze – sia per tutelare persone sotto indagini per fatti di cronaca, sia per evitare effetti di emulazione, siano diventate sempre più pronte a prendere azioni di oscuramento dei contenuti per cui hanno la responsabilità.