La bizzarra risposta di Elon Musk che dimostra la solita allergia alle regole europee

Rispetto alla notizia della causa intentata dall'AFP, il tweet di Musk sembra - come al solito - quello di una persona che cade dal pero

04/08/2023 di Gianmichele Laino

«Questo è bizzarro. Vogliono che li paghiamo per il traffico verso il loro sito, dove realizzano entrate pubblicitarie e noi no!?». Elon Musk sulla questione legata all’AFP sembra davvero cadere dal pero. Come se non ci fossero state – dal 2018 a oggi – migliaia di discussioni (per fermarci a quelle pubbliche, legate al mondo della stampa, senza andare oltre e considerare quelle private che – giustamente – ogni azienda ha fatto per portare avanti le proprie valutazioni sul business) sulla direttiva europea sul copyright e su quanto quest’ultima avrebbe influenzato l’ecosistema dei giornali e del loro rapporto con i social network. La valutazione fatta da Elon Musk, infatti – se commisurata al mondo dell’editoria -, sembra quella di un marziano che è stato lontano dal pianeta terra negli ultimi 5 anni e che si sia ritrovato a calpestare il suolo europeo senza avere una connessione con quello che, nel frattempo, stava succedendo. La risposta di Musk su AFP e sulla causa intentata dalla più importante agenzia di stampa nazionale francese è davvero troppo provocatoria per essere sincera.

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Risposta Musk su AFP, la sensazione di essere sempre allergico alle normative europee

Abbiamo spiegato che l’organizzazione media francese ha chiesto a un tribunale di Parigi di portare avanti una ingiunzione di pagamento nei confronti di X, il nuovo nome di Twitter, per il chiaro rifiuto di versare i pagamenti necessari per le notizie e per i materiali di informazione che vengono pubblicati sul social network di proprietà di Elon Musk. Il riferimento normativo a cui AFP si appella è quello alla legge sui diritti connessi, una diretta conseguenza della direttiva europea sul copyright che prevede l’equo compenso per gli editori che mettono a disposizione i propri contenuti informativi sui social network e – in generale – sulle altre piattaforme digitali di Big Tech.

Si tratta di un accordo figlio di una lunga disquisizione: le grandi compagnie media hanno sempre sfruttato i social network e i motori di ricerca come vetrina per i propri contenuti. Tuttavia, molto spesso – proprio attraverso i meccanismi stessi di funzionamento dei social network – estratti brevi, titoli, immagini delle varie organizzazioni di media venivano fruiti dagli utenti senza un’azione diretta sul sito di queste stesse organizzazioni. Senza considerare, poi, che la distribuzione dei contenuti – legata agli algoritmi con cui queste piattaforme funzionano – ha molto spesso inciso sui modelli di business dei vari editori. Da queste esigenze è partito il dibattito che ha portato alla direttiva europea sul copyright e, di conseguenza, ai regolamenti e ai vari quadri normativi che hanno permesso a questa direttiva di essere recepita nei vari stati membri dell’Unione Europea.

Le normative statali sono state approvate anche a ridosso degli ultimi mesi – si veda, ad esempio, in Italia la vicenda legata al regolamento AGCOM -, quindi quello dell’equo compenso è un tema di strettissima attualità e davvero sorprende come il proprietario di un social network sia rimasto ancora all’obiezione che le principali piattaforme di Big Tech facevano in fase di discussione della direttiva europea sul copyright e che, ormai, hanno abbandonato da tempo.

Tuttavia, si comprende benissimo se si considera l’allergia che Elon Musk ha sempre dimostrato nei confronti delle iniziative normative dell’Unione Europea. In vista dell’attuazione del Digital Services Act, Twitter aveva abbandonato il tavolo di confronto che la commissione aveva organizzato con altre realtà di Big Tech (da Meta a Google, passando per TikTok), alzandosi e sbattendo la porta. Segnale inequivocabile che, quando il DSA avrà piena attuazione, il social network di Musk potrebbe costruire più di una barricata. La commissione europea ha già fatto sapere che, per continuare a fare affari in Europa, il proprietario di Twitter-X dovrà sicuramente adeguarsi alle sue leggi. Ma – a quanto pare – per ora ci sono solo brutte intenzioni e maleducazione. Come direbbe Morgan.

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