Rimborsopoli, tra i 52 condannati anche Nicole Minetti e Renzo Bossi
18/01/2019 di Gaia Mellone
È arrivato il conto delle spese pazze al Pirellone, ed è salatissimo. Il Tribunale di Milano ha condannato 52 dei 57 imputati di «Rimborsopoli», il processo avviato nel 2012. Per quanto riguarda la Regione Lombardia, sono stati assolti solo Romano Colozzi, Luca Ferrazzi, Carlo Maccari, Antonella Lottini e Massimo Ponzoni. Tra i condannati, con pene che vanno da un anno e 5 mesi fino a 4 anni e 8 mesi, anche l’ex assessore di Forza Italia Nicole Minetti e il figlio di Umberto Bossi, Renzo.
Rimborsopoli, condannati 52 imputati: da Nicole Minetti al Trota
Due anni e sei mesi per Renzo Bossi detto “Il Trota“, e un anno e 8 mesi per l’ex igienista dentale Nicole Minetti e per Massimiliano Romeo, attuale capogruppo della Lega in Senato. A lui in particolare la procura ha contestato delle presunte spese indebite, sopratutto pranzi e cene lussuose, del valore di quasi 30mila euro in 4 anni. Per il leghista e Angelo Ciocca, ora eurodeputato sempre della Lega che ha preso un anno e sei mesi, la pena è stata sospesa ed è stata decisa la non menzione. La pena più alta invece è stata inflitta a Stefano Galli, ex capogruppo della Lega in Regione.: per lui 4 anni e 8 mesi. Condannati anche Stefano Maullu, deputato a Bruxelles per Fratelli d’Italia, con una pena di 2 anni e 6 mesi e Alessandro Colucci, segretario della Camera per il gruppo misto con 2 anni e 2 mesi.
Inammissibili i ricorsi, l’avvocato: «Sistema ereditato in buona fede»
Gli avvocati difensori avevano presentato dei ricorsi per far derubricare il reato contestato di peculato in quello meno grave di indebita percezione di erogazioni o fondi pubblici. Una richiesta mossa in vista della modifica dell’articolo 316 ter del codice penale: la nuova formulazione sarebbe stata più attinente, poiché introduce il tema dei contributi. È prevista all’interno del decreto spazza corrotti, che però entrerà in vigore solo il 31 gennaio. Un’attesa che però i giudici non hanno ritenuto necessaria, sostenendo che non ci fossero i presupposti per un rinvio in attesa dell’entrata in vigore della norma. «Faremo appello» ha annunciato l’avvocato Jacopo Pensa, legale di Massimiliano Romeo, «noi puntiamo alla revisione delle condotte contestate perché per noi c’è la mancanza del dolo» per il reato di peculato. Lil legale del capogruppo della Lega al Senato ha poi commentato con i cronisti presenti la vicenda sulle “spese allegre”: «Se c’era un sistema, c’era certamente da 30 anni e loro lo hanno ereditato in buona fede».
(credits immagine di copertina: ANSA)