Il Texas fa causa a Meta per il sistema di riconoscimento facciale accantonato lo scorso novembre

Che Meta abbia accantonato l'utilizzo del riconoscimento facciale non significa che non dovrà pagare per i dati biometrici ottenuti mentre utilizzava il riconoscimento facciale

15/02/2022 di Ilaria Roncone

Nonostante Meta l’abbia chiuso, il Texas ha deciso di fare causa a Meta per l’utilizzo del sistema di riconoscimento facciale che gli avrebbe permesso di raccogliere i dati biometrici di milioni di texani senza aver prima ottenuto il loro consenso. L’utilizzo del riconoscimento facciale continua a procurare problemi a Meta anche dal momento in cui ha scelto di smettere di sfruttarlo per via – tra le altre cose – dell’«incertezza» su come la tecnologia dovrebbe essere regolamentata in futuro. La stessa cosa è successa con l’Illinois, che ha ottenuto 650 milioni dal colosso dopo averlo accusato di aver violato una legge sulla privacy dello stato con il riconoscimento facciale Meta.

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La causa del Texas per il riconoscimento facciale Meta

La base della cause intentata dal Texas è, quindi, che Meta abbia ottenuto dati biometrici senza consenso informato. Prima di accantonarne l’utilizzo, Facebook aveva utilizzato la tecnologia biometrica per la sua funzione “suggerimenti di tag” (quella che, per intenderci, utilizzava il riconoscimento facciale scansionando le fotografie e permettendo di taggare automaticamente le persone riconosciute in essa). Secondo quanto scrive il Wall Street Journal, quindi, a Meta sarebbe arrivato un mandato di comparizione civile per la causa del Texas proprio dopo il risultato ottenuto dall’Illinois.

Secondo il Capture or Use of Biometric Identifier Act il Texas può arrivare a imporre una sanzione fino a 25 mila dollari per ogni violazione della sua legge commessa da Facebook e – stando alla denuncia del procuratore generale – sono almeno 20 milioni i texani che hanno utilizzato Facebook nel 2021. «Facebook non si approfitterà più delle persone e dei loro figli con l’intento di realizzare un profitto a spese della sicurezza e del benessere di una persona – ha affermato il procuratori Paxton, sul piede di guerra – Questo è un altro esempio delle pratiche commerciali ingannevoli di Big Tech e deve finire. Continuerò a combattere per la privacy e la sicurezza dei texani».

La gestione della privacy degli utenti, in effetti, è un tema caldo non solo per Meta ma anche per altre big tech come Google. Problemi di questo tipo le grandi aziende li stanno avendo un po’ in tutti i paesi del mondo. Contattato da Engadget, Meta sul Texas per ora si è limitato a die che «queste affermazioni sono senza merito e ci difenderemo vigorosamente».

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