Per il watchdog francese Google Analytics mette a rischio la privacy degli utenti

La Commission nationale de l'informatique et des libertés ha dato un mese al colosso per adeguarsi alle leggi dell'Unione Europea in materia di privacy Google Analytics

10/02/2022 di Ilaria Roncone

Privacy Google Analytics: questo il tema centrale della dichiarazione rilasciata dalla Commission nationale de l’informatique et des libertés (CNIL), watchdog francese che si occupa di vigilare sulla corretta applicazione delle leggi a tutela dei dati personali dei cittadini. Secondo quanto afferma CNIL Google Analytics – il servizio di analisi web più utilizzato in tutto il mondo – potrebbe fornire l’accesso dati raccolti sui cittadini francesi all’intelligence USA.

LEGGI ANCHE >>> A distanza di poco più di venti giorni siamo alle prese con un altro down di Google Analytics

I dubbi del watchdog francese sulla privacy Google Analytics

Il regolatore della privacy dei dati francesi è senz’altro uno dei più influenti in Europa e si è dimostrato particolarmente scontento delle misure adottate da Google per garantire la privacy dei cittadini francesi secondo quanto sancito dall’UE: «Queste misure non sono sufficienti per escludere l’accessibilità di questi dati ai servizi segreti statunitensi – si legge nella dichiarazione del regolatore riportata su CNN – C’è quindi un rischio per gli utenti del sito web francese che utilizzano questo servizio e i cui dati vengono esportati».

CNIL ha dato a Google Analytics e ad altri operatori di siti web un mese di tempo per conformarsi al regolamento UE sulla gestione dei dati. Per ora il colosso non ha voluto commentare il provvedimento del watchdog francese e, in precedenza, aveva specificato che Analytics non traccia le persone su internet e che chi utilizza lo strumento ha il pieno controllo dei dati raccolti. Anche l’Austria ha precedentemente preso una decisione in linea con quella francese dopo le denunce di un gruppo di difesa della privacy di un avvocato e attivista austriaco, noyb (Non Of Your Business), che ha vinto nel procedimento presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea con il quale è stato bocciato il Privacy Shield – quell’accordo per gli scambi commerciali tra gli Usa e UE che permetteva a multinazionali e big tech di scambiare dati personali tra i continenti.

Avere o meno migliori protezioni e garanzie per i dati dei cittadini UE presso le big tech USA dipenderà dal legislatore americano.

Share this article
TAGS