La risposta di Google all’accusa di interferenze elettorali
L'azienda di Mountain View ha replicato alle accuse sostenendo di non essere intervenuta manualmente per rimuovere i suggerimenti
31/07/2024 di Enzo Boldi
Le accuse sono pesanti e, se fossero confermate non permetterebbero più all’azienda di Mountain View di vedersi tutelata dalla famosa “Sezione 230” del Communications Decency Act americano che tutela i social network e i fornitori dei servizi internet dalla responsabilità sui contenuti che vengono diffusi in rete. Per questo motivo, la questione delle ricerche su Donald Trump effettuate attraverso il motore di ricerca di Google è molto delicata. Dal canto suo, la Big Tech ha provato a rispondere agli addebiti – sostenuti anche da Elon Musk – giustificando quel che è avvenuto negli ultimi giorni.
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Il caso, dunque, è molto spinoso. Se effettuando la ricerca dall’Italia non emergono grandi problematiche, le ricerche Trump su Google negli Stati Uniti sembrano essere realmente “vittime” di un enorme problema. Attenzione, però: parliamo solamente della cosiddetta “compilazione automatica” previsionale, ovvero quei suggerimenti che la barra di ricerca mostra agli utenti che iniziano a digitare una query. Dunque, non parliamo di una censura di notizie relative all’ex inquilino della Casa Bianca e candidato Repubblicano alle elezioni Presidenziali americane in programma il prossimo 5 novembre.
Ricerche Trump su Google, la risposta dell’azienda
Ma qual è la posizione di Google rispetto alle accuse mosse da Elon Musk su X e da moltissimi altri utenti e sostenitori di Donald Trump? La versione ufficiale è arrivata nelle scorse ore attraverso le parole di un portavoce:
«I nostri sistemi hanno protezioni contro le previsioni di completamento automatico associate alla violenza politica, che funzionavano come previsto prima che si verificasse questo terribile evento. Stiamo lavorando a miglioramenti per garantire che i nostri sistemi siano più aggiornati. Naturalmente, il completamento automatico è solo uno strumento per aiutare le persone a risparmiare tempo. In seguito a questo terribile fatto, le persone si sono rivolte a Google per trovare informazioni di alta qualità: noi le abbiamo messe in contatto con risultati utili e continueremo a farlo».
Effettivamente, come confermato anche dagli Stati Uniti, il problema riguarda “solamente” il completamento automatico (ovvero i suggerimenti) e non le ricerche attraverso il motore di ricerca su Google. Questi problemi di “completamento” attraverso le previsioni (basate su un algoritmo che fa un mix delle parole che stiamo inserendo e le principali ricerche correlate), sono noti da tempo e la stessa azienda aveva messo in guardia gli utenti con un post sul proprio sito:
«Le previsioni di completamento automatico non sono perfette. C’è il potenziale per previsioni inaspettate o scioccanti. Le previsioni non sono affermazioni di fatti o opinioni, ma in alcuni casi potrebbero essere percepite come tali. Occasionalmente, alcune previsioni potrebbero avere meno probabilità di portare a contenuti affidabili. Ecco come gestiamo problemi come questi».
Inoltre, relativamente ai mancati suggerimenti sull’attentato contro Donald Trump di qualche settimana fa durante a Butler, in Pennsylvania, c’è un’altra indicazione che sembra spiegare per quale motivo non avvenga il completamento automatico:
«Il completamento automatico ha sistemi progettati per impedire la comparsa di previsioni potenzialmente inutili e che violano le policy. Questi sistemi cercano di identificare previsioni violente, sessualmente esplicite, odiose, denigratorie o pericolose, o che portano a tali contenuti».
Come detto, ovviamente, non c’è alcuna censura. Compilando manualmente la ricerca attraverso la barra di Google, il motore di Mountain View offre una panoramica di tutti i contenuti disponibili sul web (in base all’indicizzazione SEO) basati sulla query inserita dall’utente.
Cosa rischia Google
Questo aspetto è fondamentale per comprendere i potenziali rischi per Google. In molti, infatti, sostengono che questo “comportamento” potrebbe far uscire l’azienda di Mountain View dall’ombrello della “Sezione 230” del Communications Decency Act, che recita:
«Nessun fornitore e nessun utilizzatore di servizi Internet può essere considerato responsabile, come editore o autore, di una qualsiasi informazione fornita da terzi».
Vale per i social network, ma anche per chi fornisce servizi in Internet. Qualora fosse rilevato un intervento ad hoc per eliminare dai suggerimenti le correlazioni con Donald Trump, Google sarebbe responsabile e decadrebbe quella protezione. Una protezione che lo stesso candidato Repubblicano ha detto di voler rimuovere se sarà eletto per la seconda volta alla Casa Bianca.