Tutti i dubbi sugli studi che “assolvono” l’algoritmo di Facebook sulla polarizzazione politica

Dal campione analizzato, passando per "l'evento" preso in esame. Fino ad arrivare al fornitore dei dati. Quel che è stato evidenziato ha, ovviamente, una sua valenza. Restano, però, molte perplessità per via di diversi fattori

08/08/2023 di Enzo Boldi

La pubblicazione simultanea delle due ricerche sul reale impatto dell’algoritmo sulla polarizzazione politica su Facebook è stata accompagnata da un sinistro rullo du tamburi. Moltissimi quotidiani italiani, nel tentativo di riportare l’esito di questi due studi pubblicati su riviste di rilievo come Science e Nature, hanno deciso di optare per la strada più semplice che possiamo sintetizzare così: “Dietrofront, l’algoritmo dei social network non ha alcun impatto nelle convinzioni politiche degli utenti”. Una verità parziale che, però, deve essere commisurata a tanti fattori che sembrano essere stati poco sottolineati nella narrazione di quanto riportato.

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Prima di iniziare con questo approfondimento sulle due ricerche (pubblicate su Science e Nature) sull’impatto sulla polarizzazione politica su Facebook, occorre fare una piccola premessa: qui non si metteranno in dubbio i risultati dei due studi, ma saranno messe in evidenza alcune perplessità e dubbi attorno a diversi fattori che sono alla base di questa rilevazione. Perché da una parte c’è l’analisi dell’impatto di un algoritmo rispetto a un principio cronologico, dall’altra ci sono convinzioni e ideali “raccolti” attraverso poche (anzi, pochissime) esperienze in un brevissimo lasso di tempo e basate su un evento che, per definizione storica, è già di per sé molto polarizzante e divisivo. Senza sfumature tra il bianco e il nero.

Ricerche polarizzazione politica su Facebook, i dubbi

Partiamo da un aspetto che può essere molto utile in questa analisi. E lo facciamo citando proprio un estratto della ricerca pubblicata lo scorso 27 luglio su Science: «I costi associati alla ricerca (come le quote dei partecipanti, il reclutamento e la raccolta dei dati) sono stati pagati da Meta». Ovviamente, Menlo Park non ha finanziato i ricercatori che hanno lavorato in modo indipendente (con Meta che, si legge all’interno dell’approfondimento, che non ha validato i risultati prima della pubblicazione). Però, i dati e gli strumenti sono stati messi a disposizione da Meta stessa. Al netto di questa perplessità, messa in evidenza anche da uno dei ricercatori che hanno contribuito alla realizzazione di questo studio, ci sono anche molti altri dettagli che rendono le conclusioni piuttosto affrettate e parziali.

Il campione analizzato

Prendendo in esame il numero di utenti “analizzati” su Facebook, sia lo studio pubblicato su Science (quello relativo alla polarizzazione del dibattito politico) sia quello pubblicato su Nature (sulle Echo Chamber) si basano su un campione di poco meno di 23.400 persone. Dunque, una goccia nell’oceano. Questi soggetti hanno visualizzato, per tre mesi, i contenuti attraverso un feed ordinato in ordine cronologico e non attraverso l’algoritmo. Oltre al numero ridotto, i problemi arrivano anche in assenza di altri dettagli demografici: dall’età all’estrazione social, passando per le diverse località del Paese (in questo caso gli Stati Uniti). Inoltre, parliamo di 23.400 persone residenti negli Stati Uniti. Un dato che non può essere parametrato a livello mondiale.

L’evento

Un altro aspetto fondamentale, sono le tempistiche e l’evento di riferimento. Uno studio per capire l’impatto di un algoritmo alla basa delle ricerche polarizzazione politica su Facebook, non può limitarsi a un numero ristretto di utenti e, inoltre, non può essere preso a esempio per via del lasso di tempo: parliamo, infatti, di soli tre mesi. Un quarto dell’anno – proprio relativo a quel momento storico del cambio di algoritmo – in concomitanza con un evento di per sé polarizzante: le elezioni Presidenziali negli Stati Uniti. Per concezione politica, infatti, gli USA non sono come l’Italia e altri Paesi al mondo. Al voto si presentano due candidati: un Repubblicano e un Democratico. All’epoca della rilevazione, c’era lo scontro tra il Presidente uscente Donald Trump e Joe Biden (che poi venne eletto). Per caratteristiche, dunque, il dibattito politico negli States è polarizzato per definizione.

La verità, solo in parte

Inoltre, le ricerche polarizzazione politica su Facebook e sugli effetti delle Echo Chambers si chiudono con le elezioni. Prima delle accuse di “brogli” da parte di Trump, prima dell’assalto a Capitol Hill. Eventi in cui l’eco dei social (e attraverso i social) ha avuto un impatto importantissimo. Infine, come ultima considerazione per rimettere questi due studi in un recinto più ristretto e meno “universale”, occorre sottolineare come tutto ciò di cui abbiamo parlato finora (il numero ristretto di “partecipanti”, l’evento “particolare”, i dati forniti da Meta, e il periodo ristretto) rendono entrambe le ricerche circoscritti nel loro raggio di azione. Dunque, non possono essere considerati la misura del mondo.

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