Riace, dalla chiusura dello Sprar alla proposta di Civati:«Ci vuole piena presenza politica»

Il modello Riace è fallito, ma potrebbe riprendersi. Stop del Viminale ai finanziamenti per il progetto Sprar per via delle presunte irregolarità compiute dal sindaco Domenico Lucano, ora agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e abuso d’ufficio, con conseguente trasferimento coatto degli immigrati. Poi, la precisazione, complici anche l’ondata di protesta dei nuovi abitanti di Riace: i trasferimenti saranno solo su base volontaria. 

Chiusura dello Sprar a Riace, i migranti vogliono restare e il Viminale precisa: «Trasferimento su base volontaria»

Il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno con una circolare del 9 ottobre ha ordinato la chiusura dello Sprar, ovvero il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Sono centri gestiti da associazioni, detti “centri di seconda accoglienza”, perché è il luogo in cui i migranti frequentano corsi di lingua e  formazione: insomma, quei luoghi in cui l’integrazione comincia per davvero. Ma quello di Riace verrà chiuso, senza se e senza ma. A pagarne le conseguenze sono i migranti, che secondo la circolare dovranno essere trasferiti ma che a gran voce hanno detto di voler restare nel piccolo comune calabrese, e che non vogliono andarsene.

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Per loro è stato un momento di panico, dovuta anche al fatto che la decisione del Viminale è stata definita una mossa di «deportazione» , motivo per cui il Ministero ha deciso di fare una precisazione. «I migranti hanno due opzioni: restare dove sono (e non beneficiare più del sistema di accoglienza), oppure possono andare in altri progetti Sprar nelle vicinanze, naturalmente sulla base delle disponibilità» si legge nella nota diffusa oggi, ribadendo  l’obbligo entro 60 giorni per il Comune di «fornire la documentazione finanziaria sui migranti che beneficiavano dell’accoglienza, sia che queste persone decidano di essere trasferite sia che restino nel comune calabrese».

Chiusura dello Sprar a Riace, Oliviero «decisione assurda»

Nonostante la precisazione, non si placano le polemiche. Se Lucano dichiara che ricorrerà al Tar, il governatore della Calabria Mario Oliviero chiede a Salvini di ripensarci: «È una decisione assurda ed ingiustificata. Mi auguro che dietro non si celi l’obiettivo di cancellare una esperienza di accoglienza, estremamente positiva, il cui riconoscimento ed apprezzamento è largamente riconosciuto anche a livello internazionale». Il prefetto Mario Morcone, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati, racconta al Corriere della Sera di aver più volte avvertito Lucano di stare attento: ««Lo avevo sollecitato a mettersi in regola, gli avevo spiegato che cosa non andava. Lui era ostinato, convinto che l’Anci ce l’avesse con lui – si legge nell’intervista – Diceva che c’erano motivi politici dietro la scelta di compiere le ispezioni, ma non era così». Il prefetto ribadisce però che la cattiva gestione del sindaco non può ricadere su un progetto che funziona e si augura che si trovi una soluzione al più presto perché «buttare via il progetto sarebbe uno scempio».

Chiusura dello Sprar a Riace, l’appello di Civati «mobilitazione continua»

Giuseppe Civati, fondatore di Possibile, lancia un appello verso «chiunque voglia dare una mano con le idee, le organizzazioni di evento e in qualsiasi modo utile a sviluppare progetti per mostrare la vicinanza a Riace». A cominciare sarà proprio il politico insieme alla segretaria Beatrice Brignone: «Abbiamo pensato che a Riace la presenza politica debba essere piena e ci sia bisogno di una mobilitazione continua, per salvaguardare un modello di accoglienza» ha dichiarato, annunciando che «Possibile aprirà quindi una sede proprio a Riace, garantendo l’impegno di vari appuntamenti e incontri nel borgo». L’intento è «promuovere iniziative che hanno uno scopo ben preciso: dimostrare che l’Italia sa sviluppare politiche migratorie diverse rispetto alla chiusura del salvinismo». Civati commenta anche la precisazione arrivata dal Viminale sul trasferimento dei migranti, sostenendo che «lascia intatto il problema». Il taglio dei fondi, continua, taglia sostanzialmente le gambe al progetto, obbligando i migranti a scegliere di andarsene, dando vita ad uno «scenario catastrofico».

 

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(Credits immagine: ANSA/MATTEO BAZZI,  ANSA/MARCO COSTANTINO)

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