Crollo Genova, quella revoca ad Autostrade che costa (almeno) 15-20 miliardi

Allo stato attuale delle cose, nonostante i proclami di Ferragosto di Luigi Di Maio, Danilo Toninelli, Matteo Salvini e – in ultimo – quello del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la revoca della concessione ad Autostrade per la gestione e la manutenzione della rete viaria del Paese sembra essere un orizzonte impossibile. Lo Stato, in sostanza, non avrebbe abbastanza soldi né per risolvere la situazione contrattuale (l’impegno con Autostrade, firmato nel 2007 insieme ad Anas, arriva fino al 2042), né per garantire – in un secondo momento – attraverso le proprie forze il lavoro che la società privata stava assicurando.

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Revoca concessione Autostrade, quanto costa?

Secondo una prima stima – riportata dai principali media come il Corriere della Sera -, la revoca della concessione ad Autostrade potrebbe avvenire soltanto in caso di gravi inadempienze da parte della società. Fin qui, lo Stato potrebbe avere delle cartucce da giocarsi per dimostrarla: il crollo del ponte Morandi a Genova, ad esempio, rappresenta solo uno degli episodi controversi sulla tenuta delle infrastrutture autostradali in Italia.

Si pensi al crollo del cavalcavia sulla A14 avvenuto l’8 marzo 2017, il cedimento di alcune pensiline ai caselli, il grave episodio del bus precipitato dal viadotto Acqualonga, con la morte di 40 persone: all’interno di questo processo che si sta svolgendo ad Avellino, ad esempio, sono coinvolti direttamente i vertici di Autostrade.

Revoca concessione Autostrade, cos’è la Svca?

Il problema viene dopo: formulare un’accusa del genere nei confronti della società dovrebbe prevedere una formulazione completa di quest’ultima realizzata dalla Struttura di vigilanza sulle concessioni autostradali (Svca) che, notoriamente, ha carenza di mezzi e personale. Come riportato dal Sole 24 Ore, ad esempio, non potrebbe garantire una mappatura efficace delle infrastrutture, dal momento che i controlli venivano sempre eseguiti in movimento e non bloccando il traffico. Inoltre, la Svca ha problemi di organico e mettere in piedi una causa del genere contro Autostrade, allo stato attuale delle cose, sarebbe impossibile.

Revoca concessione Autostrade, l’indennizzo miliardario che lo Stato non può permettersi

In più, i costi: l’operazione di revoca delle concessioni andrebbe a costare – secondo una prima sfida – tra i 15 e i 20 miliardi di euro. La concessione di Autostrade, infatti, prevede questa clausola all’interno del contratto: «il concessionario ha diritto a un indennizzo/risarcimento a carico del concedente in ogni caso di recesso, revoca, risoluzione». L’indennizzo «sarà pari ad un importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione, prevedibile dalla data del provvedimento di recesso, revoca o risoluzione del rapporto, sino alla scadenza della concessione». Ovvero, il 2042. Orizzonte ultimo nel quale andrebbero calcolati gli utili della società che, nell’ultimo anno, sono stati di 968 milioni, quasi un miliardo di euro.

La conferma di queste cifre arriva anche da Atlantia, la società che controlla Autostrade per l’Italia. «Spetta comunque alla concessionaria – si legge in una nota diramata anche nell’estremo tentativo di rassicurare gli investitori in borsa, con una previsione di apertura del titolo che potrebbe far segnare un clamoroso -50% – il riconoscimento del valore residuo della concessione, dedotte le eventuali penali se e in quanto applicabili».

Senza contare che lo Stato, una volta revocata la concessione, dovrebbe adempiere – come auspicato dai ministri Toninelli e Di Maio – alla gestione della rete autostradale in tutta autonomia. Lo Stato non ha soldi a disposizione per la costuzione e per la manutenzione delle infrastrutture. Un circolo vizioso che può dimostrare come la scelta di parlare di revoca delle concessioni ad Autostrade sia stata fatta di pancia, dopo il dramma di Genova. Ma non tutto funziona soltanto con le parole.

Revoca concessione Autostrade, Di Maio: «Non pagheremo penali»

In un’intervista a Radio 24, Luigi Di Maio ha affermato: «Sono convinto che ci siano tutte le motivazioni per non pagare penali. Di fronte a 40 morti non ci sono clausole che tengano» e sostiene che i mercati avevano già condannato Atlantia, prima ancora dell’annuncio dell’annullamento della concessione da parte del Governo.

FOTO: ANSA/ CHIARA CARENINI

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