Amazon ritenuto (ancora) responsabile per un prodotto difettoso acquistato da un venditore di terze parti

Altra, storica sentenza di una corte d'appello in California

03/05/2021 di Gianmichele Laino

Era già successo nel 2020, adesso si replica. Amazon è stato dichiarato responsabile per un prodotto difettoso acquistato da un venditore di terze parti. Si tratta di un categoria ben precisa di commercianti attraverso la piattaforma: si utilizza il market place di Amazon semplicemente come vetrina per le proprie vendite. Ma, adesso, in seguito a una nuova sentenza di una corte d’Appello in California, il colosso del web potrebbe dover rivedere le sue policies relative a questi venditori di terze parti. Al momento, la teoria di Amazon è che queste persone sfruttino la piattaforma semplicemente come mediazione per arrivare al consumatore finale, escludendo qualsiasi responsabilità in merito all’accaduto in caso di problemi alla vendita. Ma procediamo con ordine e vediamo le responsabilità Amazon nel caso in questione.

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Responsabilità Amazon sui venditori di terze parti

Nel 2015, un hoverboard acquistato da un venditore di terze parti attraverso il market place di Amazon, ha preso fuoco dopo poco tempo dal suo utilizzo. Ne è scaturito un contenzioso proprio nei confronti del colosso dell’e-commerce che, nella giornata di ieri, ha avuto una svolta inattesa in una corte d’appello della California: quest’ultima ha dato ragione all’utente finale, individuando responsabilità in Amazon che vanno ben oltre il fatto di essere considerato un semplice mediatore tra acquirente e venditore.

La stessa cosa, si diceva, era stata stabilita da un’altra corte d’appello della California lo scorso anno, a proposito di un notebook difettoso acquistato sempre da venditori di terze parti. La sentenza spalanca praterie nel settore dell’e-commerce. Amazon, infatti, ha sempre dichiarato quali sono i venditori di terze parti che utilizzano la sua piattaforma: specifica, attraverso una nota, che i prodotti non sono messi in vendita direttamente da Amazon e che, per qualsiasi problema, è necessario contattare il venditore di terze parti. Una dicitura e una policy che, evidentemente, non viene dichiarata sufficiente dalle Corti d’appello della California.

I casi specifici sono molteplici e non si limitano assolutamente al solo mercato statunitense. La stessa regola vale anche in Europa. La domanda è: può valere il precedente californiano anche per un sistema giudiziario diverso. Secondo gli esperti, che hanno affrontato l’argomento anche in occasione della prima sentenza di questo genere sulle responsabilità Amazon nei confronti di venditori di terze parti, è complesso applicare i principi espressi dalla corte californiana nell’ordinamento italiano, ad esempio. Ma ciò non esclude che il caso possa comunque fare giurisprudenza: si apre, insomma, un fronte per affrontare, anche in Europa, controversi acquisti via Amazon partendo da un punto di vista opposto.

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