Resistenza, di te ho bisogno

«Se al mattino tu verrai fino in cima alle montagne/troverai una stella alpina che è fiorita sul mio sangue». Si incide nella memoria l’incipit di questo canto popolare friulano, Stelutis Alpinis, riadattato da Francesco De Gregori, che ripropone uno dei topoi più antichi della letteratura partigiana. Il parallelismo con il fiore. Un altro, ben più famoso, si nasconde nelle strofe di Bella Ciao.

Resistenza oggi, 25 aprile 2019

Il fiore del partigiano, la stella alpina fiorita sul mio sangue. Si mettono insieme questi due pezzi di versi (e diversi) per rendere l’immagine della Resistenza, il 25 aprile 2019. Bella e terribile. Forte, come quei petali che riescono a svilupparsi anche sulle rocce, a 2000 metri e più di altezza, e pure debole, perché possono essere spezzati da un’impronta incauta o da un sasso franato dal monte.

Non c’è stato mai anno più difficile di questo per il fiore della Resistenza. Non c’è stato mai, forse dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, un momento in cui bisognava ribadire – più di oggi – il significato di quella lotta sulle montagne. Oggi, la negazione di quella storia che siamo stati abituati a rispettare è all’ordine del giorno.

Lo è negli striscioni degli ultrà che si presentano a pochi passi da Piazzale Loreto con una scritta inneggiante a Benito Mussolini, il braccio teso e il marziale urlo «Presente!». Lo è nel proliferare di movimenti e partiti politici, candidati con loro simboli a elezioni europee, che hanno nello statuto fascista un loro punto di riferimento, magari rinnovato nel linguaggio. Lo è nell’odio del web e di un linguaggio della politica che non risparmia la chiamata alle armi, quella ai mitra, anche se solo simbolica.

La chiamata alla Resistenza

Ma dal simbolo al concreto il passo, a volte, è breve. E allora ho bisogno di te, Resistenza. Abbiamo bisogno delle tue storie, messe in fila volutamente oggi su questa testata giornalistica che ora, più che mai, avverte l’esigenza di far scoprire ai suoi lettori quelle vicende spesso dimenticate – di storia minore si sarebbe detto una volta – e che pure hanno contribuito a costruire un disegno più ampio del loro ristretto orizzonte.

La storia del singolo, dei piccoli gruppi, del contributo che ognuno, a seconda delle sue possibilità, è chiamato a dare per una causa maggiore. Siano d’esempio in questi tempi in cui, come diceva Antonio Gramsci, «nel chiaroscuro si generano mostri». L’azione tocca a ognuno di noi: per coltivare quel fiore, per proteggere quella stella alpina.

Ho bisogno di te, Resistenza. Per non dimenticarti, per non dimenticarmi di chi sono.

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