Le regioni non vogliono i lockdown locali

Lo hanno fatto presente nel vertice con Boccia e Speranza, guidate da Liguria, Piemonte e Lombardia

01/11/2020 di Redazione

Le regioni non vogliono i lockdown locali: contestano il principio della georeferenza dell’indice di trasmissibilità Rt superiore a 1,5. Nella giornata di ieri, il governo – in vista di un ulteriore provvedimento sulla stretta in Italia a partire, magari, dalla prossima settimana – aveva valutato delle chiusure in quelle regioni dove la pandemia ha superato i livelli di tolleranza, quelli tipici dello scenario 4. Tuttavia, i presidenti di regione – guidati dagli esponenti del centrodestra in particolare – hanno contestato questa visione, chiedendo provvedimenti di carattere nazionale.

LEGGI ANCHE > Toti dice che «per quanto ci si addolori per ogni vittima, 22 morti su 25 in Liguria sono molto anziani»

Regioni lockdown locali, cosa è successo

Per questo motivo, con Lombardia, Piemonte e Liguria a fare da portavoce, le regioni preferirebbero misure più mirate per proteggere gli anziani over 70, magari limitando la loro mobilità. Una proposta che sembra essere figlia di un dibattito molto serrato che c’è stato venerdì scorso e che riguarda in realtà uno studio dell’ISPI che dimostra come, bloccando la mobilità degli anziani, possono essere limitati sia i ricoveri in ospedale, sia i decessi.

Cosa propongono, allora, le regioni per evitare ulteriori chiusure? Le regioni hanno chiesto che le stesse misure vengano prese a livello nazionale, senza differenziazioni e senza l’istituzione di zone rosse selettive. Polemiche, da questo punto di vista, sia per le differenze tra regioni e stato centrale, sia per il parere sugli anziani. Nel mirino, in modo particolare, un tweet del governatore Giovanni Toti, poi illustrato e spiegato meglio dal governatore.

Share this article