La storia dell’uomo che ha chiuso l’azienda per prendere il reddito di cittadinanza
10/01/2019 di Enzo Boldi
A Palermo un artigiano siciliano, alle prese con i costi troppo alti della sua azienda, ha deciso di chiudere la sua società in attesa di poter vivere e sopravvivere grazie al reddito di cittadinanza, in attesa di un nuovo lavoro. Giuseppe, 55enne impiantista, ha raccontato la sua storia a Repubblica, spiegando come in questo momento – in attesa che il provvedimento promesso dal M5S diventi effettivo – stia lavorando in nero.
«Io avevo un’azienda che è nata nel 2003 – racconta Giuseppe davanti alle telecamere di Repubblica -. Fino al 2011 le cose andavano, poi nel 2012 abbiamo iniziato ad avere grossi problemi e ho dovuto cominciare a licenziare il personale». La storia è simile a quella di molte imprese italiane che, per colpa della crisi che ha colpito l’Italia proprio in quegli anni, hanno visto i loro guadagni praticamente azzerati, non riuscendo neanche più a coprire i costi di gestione delle proprie società.
L’artigiano che ha chiuso l’azienda per il reddito di cittadinanza
Una crisi che ha portato l’uomo alla drastica decisione, proprio all’inizio del 2019, di chiudere la propria azienda. Una scelta motivata da un grido di disperazione per la sua situazione economica: «Non ce la faccio più ad andare avanti». Quando ha saputo del reddito di cittadinanza, l’uomo ha deciso di chiudere la propria partita iva e mettere i sigilli alla propria società. «Non è tanto per i 780 euro, che se mai arriveranno ben vengano – prosegue l’artigiano palermitano -, ma voglio che il governo mi trovi un lavoro. I soldi non mi interessano più di tanto».
Per il momento si continua a lavorare in nero
A 55 anni, il signor Giuseppe ha presentato almeno 2000 volte il proprio curriculum, ricevendo in risposta solamente proposte di lavoro con uno stipendio da 500 euro. «Certo che i 780 euro potrebbero farmi comodo, ma quello di cui ho più bisogno è un lavoro». Nel frattempo l’uomo continua a lavorare senza un regolare contratto: «Continuo a lavorare in nero in questo periodo e penso che saremo in molti a farlo, perché altri colleghi miei hanno questa esigenza».
(foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)