L’italo-senegalese che alla Asl si è sentito dire: «Qui non siamo dal veterinario»
30/07/2018 di Redazione
Che qualcosa sia cambiato a livello di clima è testimoniato anche dal fatto che Ibrahima Diop, italo-senegalese in Italia dal 2000, non aveva mai subito un episodio di razzismo. Invece, qualche giorno fa, quando si è recato alla Asl di Roseto in Abruzzo per avere delle semplici informazioni per rinnovare il libretto sanitario, si è visto rispondere da un impiegato: «Che vuoi? Vattene! Questo non è l’ufficio del veterinario».
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Razzismo Abruzzo, il caso di Ibrahima Diop
Ibrahima Diop, 39 anni, che ha sposato un’italiana e che lavora in Abruzzo, è rimasto basito dalla reazione dell’impiegato della Asl. E si è sentito così male da decidere, alla fine, di sporgere denuncia. «Mai ricevuto minacce in 18 anni – ha dichiarato -. Certo, ogni tanto qualche battutaccia, ma niente di grave. Mai come in quel momento mi sono sentito umiliato, è giusto che chi ha sbagliato paghi».
L’impiegato non è stato ancora identificato, perché Ibrahima Diop non era a conoscenza del suo nome. Tuttavia, è in grado di descriverlo: «Avrà avuto 50-60 anni, alto, capelli grigi, occhiali». Il resto è stato raccontato ai carabinieri che stanno agendo per individuare il responsabile e per confermare la storia del 39enne italo-senegalese.
Razzismo Abruzzo, Diop esempio perfetto di integrazione
Chi conosce Diop lo descive come un perfetto esempio di integrazione. Non c’era alcun motivo per rivolgergli delle frasi scortesi, figurarsi espressioni apertamente razziste. Ma il clima di questi giorni, nonostante la ripetuta negazione del fenomeno da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha contribuito a rendere più infuocato il clima. Individuando come bersagli anche cittadini italiani, come è capitato, in maniera violenta, anche all’atleta lanciatrice del disco Daisy Osakue.