E se in Italia creassimo delle apposite rage room in ospedali e scuole?

L'idea dell'artista torinese Colline di tristezza di creare rage room negli ospedali e nelle scuole è arrivata sulla scrivania di Mattarella

04/02/2021 di Ilaria Roncone

Dopo aver parlato del burnout come la nuova sindrome da smart-working abbiamo deciso di concentrarci sul burnout nella sua definizione originale, quello che – in particolar modo – riguarda le professioni dei caregiver. Chi si prende cura degli altri e vive sempre a stretto contatto con il loro dolore ha avuto parecchio da fare nell’ultimo anno. L’emergenza Covid ha riempito le corsie di infermieri, medici e personale sanitario costantemente sottoposto a livelli di stress esagerati, tra turni infiniti e pressione ospedaliera altalenante con picchi di difficile gestione la scorsa primavera e lo scorso autunno. Al burnout di medici e infermieri ci ha pensato Colline di tristezza, «artista non-cantante» torinese – come si definisce lui – che tiene molto alla sua privacy e da sempre si è fatto carico di fare « appelli su differenti temi: veganismo, mobilità sostenibile, calcio, lotta al fumo». Le sue proposte più note sono senz’altro quella per la maglietta con l’igienizzante T-Soap e l’esperimento su Tinder in cui ha swipato a destra 10 mila profili di donne tra Copenaghen ed Amsterdam senza ottenere un match. La sua ultima proposta – che riguarda appunto il burnout di medici e infermieri durante la pandemia – è arrivata sulle scrivanie del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dei Ministri di Istruzione e Sanità Azzolina e Speranza e consiste in una rage room ospedali.

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La proposta di Colline di tristezza: rage room ospedali

Rage room ovvero stanze della ravvia (o anche camere del pianto) non solo all’interno degli ospedali ma anche nelle Rsa e nelle scuole: questa la proposta dell’artista Colline di tristezza. L’idea nasce dalla capacità di mettersi nei panni degli altri: «Penso che la rabbia ed il dolore vadano smaltiti e che l’accumularsi di tensioni e stress possa portare le persone fino ad un punto estremo in si è saturi e arriva al burnout. Con grande umiltà, visto che non sono un professionista della salute mentale, ho pensato che queste stanze della rabbia potessero essere utili in un ambiente di lavoro dove lo stress raggiunge livelli stellari specialmente in questo momento». I destinatari di questa idea non sono solo coloro che lavorano negli ospedali ma anche quelli che lavorano nelle scuole: «La mole di stress che grava sui sanitari (medici, infermieri, OSS) e sul personale scolastico è enorme. Io ho parlato di mondo della scuola, ma la proposta potrebbe valere anche per per le educatrici e gli educatori degli asili nido e quindi non solo per docenti e personale scolastico».

Sfogo tra stanza della rabbia e camera del pianto

Colline di tristezza ha avanzato una proposta concreta in merito: «Se ci fosse una stanza (non per forza uguale alle rage room che conosciamo) deputata a scaricare la rabbia, potrebbe essere una buona cosa. Sulle camere del pianto, l’ispirazione viene dal Giappone dove sono riservate alle sole donne», ci ha spiegato. La camera del pianto in Italia, ovviamente, non dovrebbe essere appannaggio esclusivo delle donne e in questo luogo «ci potrebbero o non ci potrebbero essere supporti audiovisivi per incoraggiare il pianto. Chiaramente il tempo di permanenza sarebbe diverso, visto che non parliamo dell’albergo che ha lanciato quest’idea in Giappone, ma di ambienti ospedalieri o scolastici». Colline di tristezza ha lanciato l’idea e, sicuramente, qualora la proposta fosse accolta ci sarebbero moltissimi modi per implementarla e tararla su questo nobile scopo.

Come potrebbero essere rage room e camere del pianto negli ospedali e nelle scuole

Non c’è giusto o sbagliato, c’è adatto alla situazione: «In un’università americana uno studente propose un “cry-closet” in cui gli studenti potevano piangere per sfogarsi durante la sessione di esami. Magari molti lo hanno usato come valvola di sfogo, magari qualcuno non ha pianto, magari qualcuno ha gridato», afferma Colline di tristezza. L’idea che si è fatto delle strutture adatte per il nostro paese parte da «stanze che potrebbero essere diverse, compatibili con lo spazio delle strutture. Potrebbero essere anche solo degli angoli. Ci sono vari modi di fare le cose». E, a prescindere dal lato pratico della cosa, il messaggio è chiaro: «È importante che si pensi di più alla salute mentale, al benessere psicologico della forza lavoro scolastica e della sanità. Non stiamo parlando di numeri, ma di persone». E le scuole? «In un’ottica futura, quando si tornerà alla normalità, le rage room e/o le camere del pianto potrebbero essere utili anche per le vittime di bullismo».

Rage room sempre disponibili per evitare il burnout

Visto ciò che comporta per un individuo lo stress accumulato fino al punto di rottura, l’idea di avere sempre a disposizione delle rage room per coloro che rischiano maggiormente in tal senso potrebbe essere rivoluzionaria nella cura della salute mentale. «Ci sono vari modi per smaltire lo stress e sicuramente nel caso in cui una persona arrivasse al burnout (ma anche prima di arrivarci) serve l’aiuto di psicologi, insomma di una figura professionale adeguata», afferma Colline di tristezza, aggiungendo che «l’intenzione non è quella di alimentare “dinamiche distruttrici” e “spirali negative della rabbia” come magari qualcuno potrebbe obiettare».

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