I giornali (anche) italiani pagati per diffondere la propaganda nazionalista della destra polacca

Il contributo dei giornali progressisti italiani, europei e nel mondo che diffondono i contenuti del progetto "Raccontiamo la Polonia al mondo" deve essere spiegato

11/04/2021 di Ilaria Roncone

Si chiama “Raccontiamo la Polonia al mondo” e, in sostanza, si tratta di una campagna dello stato polacco per proporre una narrazione diversa della Polonia nel Novecento – in particolare per i fatti relativi alla Seconda guerra mondiale e al ruolo del paese rispetto al nazismo -. Di questa iniziativa fanno parte una serie di pubbliredazionali – contenuti che un giornale decide di pubblicare ricevendo soldi in cambio – pubblicati sul numerose testate di altri paesi e promossi in patria come contributi espressamente richiesti dalle testate. Sono almeno 110 i giornali nel mondo che hanno aderito all’iniziativa e, tra questi, figurano anche alcune testate italiane di spicco.

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Le testate italiane che pubblicano a pagamento la propaganda nazionalista polacca

Ad avere aderito a questa iniziativa, che mira a fare revisionismo storico del Novecento promuovendo una narrazione diversa del ruolo della Polonia nel passato ma anche di quello che viene fatto nel presente, sono almeno quattro testate italiane – identificate nell’inchiesta di Valigia Blu che spiega la nascita e lo sviluppo “Raccontiamo la Polonia al mondo” -: Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa e Il Messaggero.

In particolare, Il Sole lo scorso 5 febbraio ha pubblicato un intervento di Andrzej Duda, presidente della Repubblica di Polonia ed esponente del partito conservatore nazionalista Diritto e Giustizia. In fondo al pezzo – che vede il politico fare affermazioni molto diverse da quelle che solitamente gli sono proprie – si legge: “L’intervento del presidente della Repubblica di Polonia viene pubblicato in contemporanea con il mensile di opinione Wszystko Co Najważniejsze (Tutto quello che è più importante) nell’ambito del progetto “La decade dell’Europa centrale” realizzato con la Borsa dei Valori di Varsavia”.

Nel mondo sono più di un miliardo i lettori raggiunti

Questi i numeri, secondo gli organizzatori di quella che può definirsi a tutti gli effetti una vera e propria campagna geopolitica nel mondo. Varsavia, in sostanza, sta vendendo un mito al mondo. Finora sono stati pubblicati nel mondo una serie di contributi e non sono solo i grandi giornali italiani ad aver concesso il proprio spazio a pagamento: abbiamo Washington Post e Chicago Tribune negli Stati Uniti, Sunday Express nel Regno Unito, Die Welt in Germania, Le Figaro e L’Opinion in Francia, Le Soir in Belgio e El Mundo in Spagna (solo per citarne alcuni).

Gli scopi di “Raccontiamo la Polonia al mondo”

Il progetto è stato lanciato nel settembre 2019 definendolo «la più grande iniziativa mai concepita per promuovere la narrazione polacca nel mondo». Da quando esiste, in sedici mesi, l’operazione di revisionismo storico e di propaganda politica si è ampliata in tutti i sensi: più testate hanno aderito, più autori sono stati coinvolti, più temi sono stati toccati e il budget a disposizione è aumentato. Quello che non è mai cambiato sono le finalità: far sì che gli elettori polacchi vedano in questi articoli pubblicati da testate importanti in tutto il mondo come contributi voluti e richiesti spontaneamente da questi giornali al fine di dare valenza alla versione storica promossa dal partito che governa. Così facendo, ovviamente, si vanno ad influenzare anche le opinioni in merito all’estero, fornendo interpretazioni alternative non solo ad alcuni eventi storici relativi alla Polonia ma anche all’azione politica del governo in carica.

La sola analisi critica del progetto in questione è uscita sul giornale investigativo polacco Oko.press a settembre 2019 tramite la voce dello storico Piotr Osęk: «La storia della Polonia presentata da PiS al mondo occidentale è stata plasmata da rancore, risentimenti, vittimismo e compiacimento. E il tutto intriso con il grottesco pathos delle accademie scolastiche».

Perché i giornali del mondo narrano il “mito della Polonia”

Nell’articolo di Valigia Blu gli autori riportano di aver contattato in merito alla questione una serie di testate nel mondo e che solamente un paio hanno risposto. L’osservazione fatta è che tutti i giornali sembrano voler celare il più possibile questi contribuito, evitando di dar loro evidenza sui propri siti e – quando possibile – non far capire chiaramente che si tratta di contenuti pubblicati a pagamento. Solo Chicago Tribune e Die Welt hanno risposto per smentire che – da parte loro – ci sia interesse nel pubblicare questi contenuti al di là del denaro guadagnato. La collaborazione sarebbe sempre rimasta di carattere commerciale, quindi, e Die Welt ha anche voluto specificare che la redazione non è stata coinvolta.

A prescindere da queste dichiarazioni e ricordando che anche i quotidiani italiani sono coinvolti, rimane più che mai imperativo avere delle chiare risposte sul perché redazioni straniere diano spazio a contenuti del genere, voluti da un esecutivo autocratico e, per moltissimi versi, lontano dalla linea progressista europea, senza revisionarli in alcuno modo. Anche e soprattutto perché molte delle testate nominate si definiscono liberali e europeiste, criticando anche aspramente l’esecutivo polacco.

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