Perché è così importante la sentenza della Corte costituzionale tedesca sul Quantitative Easing e la Bce

05/05/2020 di Enzo Boldi

C’è chi dice che con la sentenza della Corte costituzionale tedesca la Germania sia – di fatto – fuori dall’Europa. Poi c’è chi, invece, sostiene la decisione sulla legittimità del ricorso al Quantitative Easing sia la testimonianza che all’interno dell’Unione Europea i tedeschi possano fare il buono e cattivo tempo. Ma si tratta di meri proclami sovranisti che non riescono ad andare oltre il titolo. Quanto deciso oggi dai giudici di Karlsruhe è un passo che, in realtà, rimette in discussione il ruolo della Bce nell’acquisizione dei titoli di Stato. E potrebbe avere riverberi anche sul nostro Paese.

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Ripercorriamo la vicenda per step. Il Quantitative Easing è stato lanciato dalla Banca Centrale Europea nel 2015, quando a guidarla era Mario Draghi. Si tratta, per tradurlo in italiano, di un alleggerimento quantitativo: titoli di Stato emessi e acquistabili da cittadini e imprese. Ma anche dalla Banche che, con questi acquisti, si sono assicurate – per via della propria cassa – molti di questi titoli. Ed è qui che entra in ballo una banca centrale che può optare per il Quantitative Easing: l’obiettivo sarebbe quello di consentire a tutte le banche di acquisire titoli a condizioni molto vantaggiose rispetto alle altre offerte presenti sul mercato, con la speranza che tutto ciò possa trasformarsi in accessi al credito di gran lunga meno complicato. Insomma, si tratta di un tentativo per mettere in circolo nuova liquidità, ovviamente sotto forma di titoli di Stato e non di ‘stampa’ di ulteriore moneta.

Quantitative Easing, la sentenza di Karlsruhe

Fatto questo preambolo, andiamo a leggere cosa hanno deciso i giudici di Karlsruhe questa mattina. Si tratta di una critica metodologica nei confronti della BCE, partendo dal caso della Bundesbank – la Banca Centrale tedesca – che non deve interrompere le proprie operazioni in questo ambito. Ma è stato dato un tempo, tre mesi, in cui dovranno essere chiarite alcune problematiche rispetto al ruolo della BCE nel Quantitative Easing. E la critica mossa alla Banca Centrale Europea sta nella modifica del principio di proporzionalità nell’acquisto di titoli. Insomma, l’accusa mossa dai giudici a Francoforte è quella di fare politica economica con la gestione delle acquisizioni dei titoli di Stato con il QE. Il tutto fa riferimento alla percentuale di debito di uno Stato che finisce nelle mani della Banca Centrale Europea.

Cosa può accadere adesso

Ora varchiamo le Alpi e arriviamo al nostro Paese. La sentenza della Corte costituzionale tedesca, dunque, potrebbe mettere a rischio i piani futuri dell’Unione Europea. E, nell’immediato più prossimo, ci sono quei fondi che dovranno esser stanziati per la gestione economica della pandemia e dell’emergenza sanitaria (e finanziaria). Il tutto, infatti, dovrebbe essere garantito dalla BCE. Ora, però, i giudici di Karlsruhe hanno, di fatto, messo in discussione il ruolo della Banca Centrale Europea (l’accusa principale è quella di detenere oltre il 30% del debito pubblico di uno Stato), che dovrebbe fare ancor più da garante.

(foto di copertina: da Pixabay)

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