Fassino e la sua profezia sulla nazionale della Germania vincente

Alzi la mano chi non ricorda la famosa profezia di Piero Fassino su Beppe Grillo «fondi un partito e vediamo quanti voti prende». Ora, l’esponente del Partito Democratico pare essersi distinto per un’altra affermazione temeraria smentita dalla realtà dei fatti. Questa volta, la politica non c’entra: l’argomento di discussione riguarda il calcio e i mondiali di Russia 2018.

LEGGI ANCHE > La seconda, tragica, profezia di Piero Fassino | VIDEO

Profezia Fassino Germania, le parole dopo l’eliminazione dell’Italia

Intervistato dal Fatto Quotidiano all’indomani della mancata qualificazione degli azzurri al mondiale – dopo la sfortunata partita Italia-Svezia -, Piero Fassino si lanciò in questa dichiarazione improvvida: «Il nostro calcio va rinnovato. Ricordo che una delle cose che ha favorito il rinnovo del calcio tedesco, dopo una crisi molto dura, è stata la legge sulla cittadinanza che Schröder approvò. Non voglio mescolare calcio con politica, ma dico che lo Ius Soli può contribuire a questa innovazione. In Germania, questo percorso ha contribuito al rinnovo del calcio».

Insomma, visto poi come è andato il mondiale per i tedeschi, questa affermazione sembra essere piuttosto avventata. Nel corso della giornata di ieri, infatti, la Germania – campione del mondo in carica – è stata eliminata dopo la doppia sconfitta con Messico e Corea del Sud. Nemmeno il modello Schröder sullo Ius Soli ha permesso ai tedeschi di avere la meglio sugli avversari e di riuscire a qualificarsi per la fase finale della competizione intercontinentale.

Profezia Fassino Germania, per l’Italia «l’esperienza tedesca può essere d’insegnamento»

Fassino, in quella circostanza, aveva affermato – riferendosi all’Italia – «non basta cambiare l’allenatore, ma bisogna realizzare che si è consumato un ciclo. E io credo che l’esperienza tedesca possa essere d’insegnamento». Insomma, Roberto Mancini ri-fondi una nazionale e vediamo quanti gol riesce a segnare. Purché non applichi mai e poi mai il modello della Germania.

Share this article