La prof di Torino che ha augurato la morte agli agenti non può essere licenziata

01/03/2018 di Redazione

Oltre alla gogna mediatica alla quale è stata sottoposta, la professoressa di Torino che ha insultato i poliziotti nel corso di una manifestazione di CasaPound giovedì scorso ora deve subire anche l’esposizione a un possibile provvedimento disciplinare. Ad annunciarlo, infatti, è stato il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, attraverso una nota ufficiale di Valeria Fedeli: «È inaccettabile che un docente inveisca in quel modo contro le forze dell’ordine – ha affermato la ministra -. Per questo il Miur, appena avuta segnalazione di quanto avvenuto, è intervenuto attraverso l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte, che dopo aver svolto i necessari approfondimenti, mi ha informato che in data odierna è stato avviato un procedimento disciplinare».

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PROF TORINO, LA POLITICA E LA RICHIESTA DI LICENZIAMENTO

Il procedimento disciplinare avviato dall’Ufficio scolastico regionale, tuttavia, non può sfociare in un licenziamento, come richiesto a gran voce dalle parti politiche. Il primo a chiedere una espulsione in tronco della docente era stato Matteo Renzi che, nel corso della trasmissione Matrix, aveva visto il video delle urla della donna alla manifestazione di Torino.

PROF TORINO, QUANDO UN DOCENTE PUÒ ESSERE LICENZIATO O DESTITUITO

Ma l’ufficio per i provvedimenti disciplinari può licenziare il docente soltanto in questi casi: assenze ingiustificate dalla scuola, rifiuto senza motivo valido di un trasferimento disposto dall’amministrazione, falsa attestazione della presenza in servizio e altre false dichiarazioni, reiterazione nell’ambiente di lavoro di gravi condotte aggressive o moleste, condanna penale definitiva in relazione alla quale è prevista l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Non si capisce, quindi, quale condanna penale possa configurarsi per una donna che ha partecipato a una manifestazione. Forzando la mano, si potrebbe arrivare al massimo al reato di vilipendio nei confronti delle forze dell’ordine (reato per il quale, del resto, è prevista una multa dai 1000 ai 5000 euro).

Sempre forzando la mano, l’ufficio per i provvedimenti disciplinari potrebbe portare a una destituzione nel caso in cui ravvisi, nel comportamento dell’insegnante, atti che siano in grave contrasto con i doveri inerenti alla funzione. Ma si tratterebbe di un caso controverso che sarebbe tutto da dimostrare.

PROF TORINO, IL CASO DEL POLIZIOTTO CHE OFFESE LAURA BOLDRINI

Inoltre, c’è un precedente a cui si potrebbe fare riferimento e che, questa volta, riguarda un poliziotto che aveva utilizzato delle frasi ingiuriose contro una carica dello Stato. L’agente, che in estate aveva postato su Facebook un video in cui riprendeva una persona di colore insultando lui e la presidente della Camera Laura Boldrini, è stato sospeso per due mesi, ma a febbraio è stato reintegrato in servizio. Anche per lui era stata chiesta una destituzione che, alla fine, non è arrivata. Perché, quindi, applicare due pesi e due misure? La sensazione è che le richieste di licenziamento che sono state fatte pubblicamente e a gran voce dagli esponenti politici sia frutto di una forzatura dettata dalla campagna elettorale che sta per concludersi.

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