Tutti contro Paragone: aperta la procedura dei probiviri per il “no” alla manovra

La visita a Roma di Beppe Grillo, garante del Movimento 5 Stelle, prometteva di avere degli strascichi non indifferenti e di non limitarsi al puro scambio di auguri, e così è stato. A partire da Gianluigi Paragone, una delle “teste calde” del Movimento: dopo aver votato in maniera contraria alla manovra, pur ribadendo nello stesso intervento della dichiarazione di voto di non voler abbandonare, ha “Licenziato” il leader politico Di Maio. E ora verrà bacchettato dai Proibiviri del Movimento.

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Il caso del senatore Gianluigi Paragone è emblematico della frattura interna del Movimento 5 Stelle. Dopo l’abbandono di tre senatori passati alla Lega, il giornalista ha attaccato Luigi Di Maio svilendo il suo ruolo di leader politico. Il giornalista starebbe tirando troppo la corda tanto che nella giornata della visita a Roma del garante Beppe Grillo è trapelata la notizia che i probiviri del Movimento avrebbero aperto una procedura proprio contro il senatore rimasto nelle fila pentastellate nonostante il voto in dissenso della manovra. Non solo, Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia ha invocato le dimissioni da senatore, ma Paragone ribatte che «se mi cacciano, faccio ricorso perché sono sempre stato coerente con il nostro programma».

Bonafede però non è l’unico del Movimento a chiedere a Paragone di valutare un passo indietro. Riccardo Ricciardi, vicepresidente del gruppo alla Camera ha evidenziato come Paragone «sin dal post voto delle elezioni europee» si sia «allontanato dalle posizioni del MoVimento e si è avvicinato a quelle dell’opposizione». «Dai nostri iscritti abbiamo ricevuto il mandato chiaro di sostenere questo esecutivo guidato da Giuseppe Conte – ha aggiunto Ricciardi – Paragone non rispetta né loro, né tutti gli altri portavoce in Parlamento. Continua a provocare: ha votato contro la manovra e da ultimo, è arrivato anche l’attacco a Di Maio. Perché non si dimette? Sia coerente, almeno per una volta e, come aveva annunciato di fare quest’estate, lasci il Parlamento». Sulla stessa linea anche Michele Gubitosa e Luigi Gallo. Il deputato ha puntato il dito contro il giornalista dicendo che «noi lavoriamo a soluzioni e lui pontifica. I cittadini non lo pagano per stare su Facebook o in TV» mentre il senatore Gianluca Ferrara ha rincarato la dose «Può andare via se non si trova più bene nel M5S, ma sia chiaro: chi si dimette va a casa»- Infine è arrivata anche la posizione del ministro Stefano Patuanelli che ha visto come «automatica» l’apertura della procedura dinanzi ai probiviri,

(Credits immagine di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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