Saviano e Travaglio: quelli che non possono difendere Israele
18/04/2011 di Dario Ferri
Anche i miti dell’elettorato progressista cadono se appoggiano i nemici dei palestinesi
La morte di Vittorio Arrigoni ha suscitato enormi emozioni, sia per la brutalità nella quale si è verificata, sia per il profilo della persona uccisa. Arrigoni, militante per i diritti umani a Gaza, schierato senza se e senza ma dalla parte dei palestinesi, era già da tempo diventato un piccolo eroe, da quando aveva raccontato con grande coraggio e pure rivendicata partigianeria i bombardamenti di Israele sulla striscia di terra palestinese controllata da Hamas . E una delle ragioni del suo consenso era proprio la sua posizione nella vicenda mediorientale. A sinistra Israele gode di scarsa simpatia, mentre il cuore progressista batte per la causa palestinese, un retaggio antico che è rimasto costante nel tempo . Chi appoggia Israele rischia sempre di prendere molti fischi, e lo sanno bene alcuni eroi del progressismo italico, come Roberto Saviano e Marco Travaglio.
INTIFADA NEL CUORE – La questione mediorientale è da molti decenni uno dei punti decisivi delle relazioni internazionali. Ed è proprio dal posizionamento geopolitico ai tempi della Guerra Fredda che nasce l’ostilità del popolo della sinistra italiana verso la causa ebraica. Dopo l’allargamento di Israele successivo alla guerra dei Sei Giorni il sionismo è sempre stato visto perlopiù come una sorta di braccio armato dell’imperialismo capitalista. I carro armati di Tsahal sono diventati per molti il simbolo dell’Occidente che schiacciava un popolo oppresso, mentre le kefiah sono diventate la raffigurazione del Davide che lotta contro Golia. Una semplificazione molto forte e pure errata, che però è molto popolare nell’elettorato progressista e tra ampi segmenti cattolici, non solo in quelli prima confluiti nell’Ulivo e poi nel Pd. In questo contesto si capisce come mai digitando su Google la chiave di ricerca Sinistra per Israele si nota come la stessa associazione ci tiene a sottolineare che la sua denominazione non rappresenta un ossimoro. La lotta palestinese riscuote invece una naturale simpatia, e neppure il terrorismo suicida utilizzato nella Seconda Intifada ha diminuito in maniera significativa la naturale propensione a schierarsi verso chi vive nei Territori Occupati. La vicenda mediorientale è invero molto complessa e i torti e le ragioni da ambo le parti si sommano da molti decenni, fino ad essere precipitate prima con il trionfo elettorale di Hamas nelle prime elezioni dell’Autorità nazionale palestinese, e poi con l’arrivo al governo dell’alleanza ultra conservatrice di Netanyahu e Lieberman. La radicalizzazione progressiva delle posizioni in campo pare comunque aver poco mutato l’orientamento prevalente dell’opinione pubblica italiana, almeno a gauche.
ARRIGONI vs SAVIANO – Nelle ore successive alla morte di Vittorio Arrigoni è tornato d’attualità il video, caricato su YouTube nell’ottobre del 2010, nel quale il cooperante italiano si scagliava contro lo scrittore idolo della sinistra mediatica e culturale, che tanti cuori ha rapito prima con Gomorra, poi con il programma televisivo di Fazio e le lunghe omelie ospitate da Repubblica. Nel video in questione Vittorio Arrigoni condanna in maniera molto dura l’appoggio di Saviano ad una manifestazione promossa dall’ex giornalista e ora deputata del PDL Fiamma Nirenstein, intitolata “Per la Verità, per Israele”. Se la presenza di due ex segretari dei Ds come Veltroni e Fassino – che pure D’Alema definì sionista, anche se in modo scherzoso – era passata per lo più inosservata, molto più rumore aveva fatto l’intervento dell’autore di Gomorra.
La filippica di Vittorio Arrigoni contro Saviano era stata condivisa da una sparuta minoranza, e nessuno aveva condannato le parole di Vik Utopia. Su Facebook erano perfino nate due pagine, ancora attive: la prima un gruppo programmaticamente intitolato ROBERTO SAVIANO:CHIEDA SCUSA ALLA PALESTINA E AI PALESTINESI, l’altra invece “Roberto Israeliano”. Il video era passato tutto sommato sotto silenzio quando era stato caricato, dato che era il periodo di massima celebrazione di Saviano , per il quale si parlava perfino di possibile leadership del centrosinistra o candidatura a sindaco di Napoli. La tragica morte di Vittorio Arrigoni ha però ridato celebrità a quelle immagini, evidenziando ancora una volta l’enorme impopolarità che si rischia a sinistra quando si prendono le parti di Israele.
PRO ARRIGONI , SENZA SE E SENZA MA – Il Fatto e Repubblica sono i due quotidiani che maggiormente hanno costruito l’immagine eroica di Saviano, il migliore rappresentante della cultura della legalità e dell’onestà da contrapporre alla cleptocrazia in salsa berlusconiana. Sullo scontro tra l’autore di Gomorra e Vittorio Arrigoni però i due quotidiani più rilevanti per l’elettorato progressista non sfidano certo l’enorme ondata di simpatia e commozione per il martirio di Arrigoni. Se il video anti Saviano del cooperante lecchese viene rilanciato da molti media, Repubblica sceglie semplicemente di ignorarlo, tanto che nel motore di ricerca interno del sito non si trova nulla a riguardo. Il Fatto invece sposa una linea ancora più marcatamente pro Arrigoni. Sui blog del sito Giulietto Chiesa definisce Vittorio un eroe del nostro tempo, la cui vita è stata distrutta dai poteri che strangolano il mondo contemporaneo, almeno così pare dal breve intervento dell’ex corrispondente dell’Unità a Mosca, che pare dubitare della versione ufficiale dell’omicidio commesso dal commando islamico salafita, ricostruzione suggellata perfino da Hamas.
Vittorio Arrigoni è stato ucciso perché chi uccide non tollera testimoni. Ma anche perchè la spirale di follia in cui questo mondo sta scivolando richiederà sangue sull’altare dei potenti. E’ la morte diun eroe del nostro tempo, che, sempre di più, avrà bisogno di eroi.Il modo migliore di onorare la sua memoria sarà quello di prepararci a fronteggiare un’ondata di violenza che sarà proporzionale alla gravità della crisi in cui si dibattono i poteri che hanno condotto il pianeta nella tempesta già cominciata. Useranno l’inganno per perpetrare le loro violenze. Come in questo caso orribile. Hanno usato la sigla “salafita” perchè si riversasse sul mondo islamico l’esecrazione inevitabile. Ma era un trucco, ovviamente ignobile, per dirottare l’attenzione. Non volevano nessuno scambio di prigionieri. Volevano uccidere Vittorio.
Parole che scatenano il dibattito sul sito, tra persone che accusano Chiesa e altri che condividono la sua riflessione, e dove il nome di Saviano è spesso utilizzato in funzione molto critica
giulietto chiesa scrive cose che fanno male, lo so, ( sopratutto cose che fanno pensare) ma se le trovate ridicole o complottiste andate a leggervi qualche testo di saviano che vi racconterà per filo e per segno dalla sua comoda casa cosa succede a gaza, oppure un bell’editoriale di repubblica, di solito così attenta alla causa palestinese
La gran parte degli altri articoli presenti sul sito diretto da Peter Gomez seguono un simile tono, tanto che viene postato un pezzo per smontare l’articolo di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, nel quale il vice direttore di Via Solferino aveva criticato l’estremismo palestinese e anti israeliano del cooperante e blogger di Gaza, intitolato programmaticamente Scusa Vittorio
Pg Battista scrive sul Corriere della Sera che Vittorio Arrigoni era un fanatico, orribilmente trucidato ma pur sempre colpevole di addossare a Israele tutta la colpa della tragedia mediorientale.E certo. Se Vittorio fosse rimasto a casa sua, nella ricca Padania, mica si sarebbe bevuto il cervello così. Magari sarebbe andato a locali col Trota, avrebbe ballato all’Hollywood con qualche velina, sarebbe andato a vedere l’Inter o il Milan invidiando le macchinone degli eroi cittadini.E allora anche uno qualsiasi, uno che vive tra salotti tv e compagnie raffinate, può ben permettersi di definirlo un “pacifista” così, tra virgolette. Un “nemico di Israele”. Un “combattente di una battaglia sbagliata”, un uomo di cui non si può fare un ritratto “angelicato, falso, edulcorato” denunciando tutta la sua distorta visione dei rapporti di forza che insistono su quel fazzoletto di terra e le sue vite martoriate. Insomma le stesse perle proposte da Libero e Il Giornale: neanche il merito dell’originalità.Scusa, Vittorio, per quello che hanno detto e diranno sul tuo conto.
A differenza di Repubblica il Fatto Quotidiano riprende il video anti Saviano realizzato da Vittorio Arrigoni, Saviano non viene criticato nel pezzo di commento al video, mentre di Arrigoni si lodano la sincerità e la sua volontà di battersi contro l’ingiustizie. Il merito della questione viene accantonato, anche se nei commenti sono attaccate le posizioni filo israeliane dell’autore di Gomorra.
Fra i sostenitori c’era anche Roberto Saviano. Mi ha fatto impressione la sincerità con cui Arrigoni parla a Saviano. La sincerità assoluta di un anti-eroe, un ragazzo dallo sguardo mite e la volontà di ferro che sul posto c’era, viveva le ingiustizie, le combatteva. Ed è morto per esse.
TRAVAGLIO E SAVIANO, SIMILE DESTINO – Tre anni fa era invece successo al vice direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio di finire nel mirino delle critiche per la sua linea pro Israele. Il giornalista piemontese aveva espresso solidarietà alla controffensiva di Tsahal su Gaza, un’operazione militare raccontata da Vittorio Arrigoni, che conquistò molti cuori progressisti proprio grazie ai suoi resoconti appassionatamente filo palestinesi.
La voce rimbalza tra i siti della cosiddetta “informazione alternativa“: Marco Travaglio ha tradito. L’accusa si basa su un commento con il quale il noto giornalista e scrittore ha risposto a un lettore che gli scriveva sulla questione dell’intervento militare israeliano a Gaza: “Israele non sta attaccando i civili palestinesi. Israele sta combattendo un’organizzazione terroristica come Hamas che, essa sì, attacca civili israeliani (di origine ebraica e palestinese, cittadini di uno Stato discutibile finchè si vuole, ma democratico). Da tre anni, dopo il ritiro di tutti i soldati israeliani dalla Striscia, quel che accade a Gaza non è più responsabilità di Israele, ma del governo di Hamas, che anzichè lavorare a costruire lo Stato palestinese, s’è occupato di distruggere quello di Israele. L’ultima volta l’ha fatto un mese fa violando unilateralmente la tregua a suo tempo firmata e riprendendo il lancio di missili su centri abitati e uccidendo civili, anche bambini. Di qui la reazione di Israele“. Tanto basta a condannare Travaglio senza appello.Fino al giorno prima era il paladino della contro informazione, eroe dei disubbidienti, degli anti-berlusconi, dei “Vaff-People“, di tutti quelli convinti di essere impegnati a realizzare la rivoluzione che porterà porterà giustizia sociale, moralità politica, mercato equo-solidale e potere al popolo degli oppressi
Marco Travaglio diventò per alcuni giorni il bersaglio degli improperi della galassia alternativa e della opinione pubblica pro Palestina, perché nel nostro Paese esprimere simpatia per Israele è ancora un tabù in certi settori di opinione pubblica, che fa crollare anche gli eroi più acclamati.