Secondo Travaglio ad andare in prescrizione è il processo | VIDEO
04/02/2020 di Enzo Boldi
Il tema della prescrizione ha spaccato, da tempo, la maggioranza. Lo aveva già fatto ai tempi del governo gialloverde (M5S e Lega) e lo stesso canovaccio si sta ripetendo con quello pentastellati-dem. Uno dei maggiori sostenitori di questa riforma voluta dal Movimento 5 Stelle e dal ministro di Grazie e Giustizia, Alfonso Bonafede, è Marco Travaglio che, nel corso della puntata di Otto e Mezzo – andata in onda lunedì 3 febbraio su La7 – si è reso protagonista di un errore parlando di prescrizione processi. In realtà, però, a essere prescritti sono i reati.
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Il tutto è partito da un acceso confronto sul tema tra il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, e quello de Il Fatto Quotidiano. Il primo, accennando alla Costituzione, ha dato ragione a Matteo Renzi che si è schierato contro la riforma della prescrizione. Il secondo, invece, ha provato a utilizzare esempi concreti a sostegno della propria tesi (e del Movimento 5 Stelle).
Fornisco le prove per tutti i laureati in legge all’università di Google che a difesa di Travaglio mi dicono che ho capito male. Aggiungo:a prescriversi non sono i processi ma i reati. No, non è la stessa cosa:le parole si sbagliano quando non si conosce la materia!@OttoemezzoTW pic.twitter.com/gQmMeo9ezX
— giuliaselvaggi (@giuliaselvaggi2) February 3, 2020
Travaglio e la prescrizione processi
Peccato che Travaglio, nel suo discorso, abbia commesso un errore: ha parlato di prescrizione processi. In realtà, come sottolineato su Twitter dall’avvocato penalista Giulia Selvaggi, a essere prescritti (in caso) sono i reati, come indicato dall’articolo 157 del codice penale. O, al massimo, si parla di prescrizione della pena o estinzione della pena per decorso del tempo (articoli 172 e 173 del c.p.). Insomma, non i processi.
Giustizia terrena vs giustizia divina
Ma questa non è la sola dichiarazione rilasciata da Marco Travaglio a Otto e Mezzo che ha fatto discutere. Perché oltre all’errore ‘temporale’ sulla possibilità di denuncia di uno stupro (o di una violenza) da parte di una donna, il direttore de Il Fatto Quotidiano ha parlato anche di giustizia divina.
«La giustizia umana è per sua natura imperfetta. O aboliamo la custodia cautelare e lasciamo liberi tutti quelli vengono presi a delinquere, o sospettati di aver commesso un delitto, fino a quando la cassazione non li condanna oppure accettiamo in partenza l’ipotesi che ci sia anche qualcuno che finisce dentro anche se non ha fatto niente – ha ribadito Travaglio -. La giustizia divina ci può dire con sicurezza se è stato commesso il reato, nella giustizia umana solo l’imputato può sapere con certezza».
(foto di copertina: da video di Otto e Mezzo, La7)