La Consulta dovrà valutare la legittimità dell’esclusione di Autostrade dalla ricostruzione del Ponte Morandi

06/12/2019 di Enzo Boldi

In attesa della famosa revoca delle concessioni ad Autostrade, annunciate il giorno dopo la tragedia del Ponte Morandi (14 agosto 2018), ma ancora lontane dal divenire realtà, si apre un nuovo fronte sulla vicenda del Viadotto Polcevera crollato inghiottendo 39 persone. Si tratta della ricostruzione da cui, per effetto del dl Genova (poi diventato legge), la società controllata dalla famiglia Benetton è stata esclusa. I legali dell’azienda avevano presentato ricorso al Tar e ora la vicenda finirà al vaglio della Corte Costituzionale.

LEGGI ANCHE > Autostrade, Luciano Benetton chiede la fine della «campagna di odio» contro la famiglia che è «parte lesa»

«L’esclusione dalle attività relative, in senso ampio, alla demolizione e ricostruzione dell’infrastruttura – si legge nel parere inviato dal Tar della Liguria alla Consulta -, unitamente all’imposizione di prestazioni patrimoniali di ingente importo, statuite ex lege, paiono configurare, infatti, una restrizione della libertà di iniziativa economica che, in assenza di previ accertamenti in ordine alla responsabilità dell’evento, non pare giustificata dall’esigenza di tutelare eventuali interessi di rango costituzionale».

La Consulta si esprimerà sulla ricostruzione del Ponte Morandi

Per sintetizzare: il Tar, accogliendo di fatto la richiesta dei legali di Autostrade sull’illegittimità del dl Genova e della loro esclusione dai lavori di demolizione e ricostruzione del Ponte Morandi, chiede alla Consulta di esprimersi per valutare che non sia stata effettuata una «potenziale restrizione della libertà di iniziativa economica». Un qualcosa che, dunque, andrebbe contro ai principi costituzionali e alla libertà di mercato.

Il dl Genova e l’esclusione di Autostrade

E la spiegazione di questa richiesta arriva qualche riga dopo: «In ogni caso, non è possibile evincere con sufficiente chiarezza dalle disposizioni contestate la ragione per la quale l’interesse pubblico perseguito dal legislatore (alla più celere e completa ricostruzione dell’infrastruttura) sarebbe stato meglio tutelato sottraendo la competenza del ripristino alla concessionaria, anziché consentendo a quest’ultima di adempiere agli obblighi previsti in forza del rapporto concessorio».

(foto di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO)

Share this article