I 50 miliardi di euro del PNRR destinati alla digitalizzazione

Due giorni fa l'approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal governo italiano da parte della Commissione Europea. Oggi il Ministro Vittorio Colao è entrato nel dettaglio della suddivisione dei fondi

16/07/2021 di Enzo Boldi

Soldi, tanti soldi per rimettersi in carreggiata dopo le difficoltà provocate dalla pandemia. Il Recovery Plan si è trasformato nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e ora, dopo l’approvazione da parte dell’Unione Europea, quei miliardi di euro saranno suddivisi su diverse tematiche già indicate nei documenti presentanti alla Commissione. Una delle categorie che riceverà buona parte della “torta” è quella che si occupa di digitalizzazione.

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«Alla transizione digitale nel Pnrr vanno circa 50 miliardi divisi in diversi voci: ce ne sono circa 13 sulla parte industriale, l’ammodernamento, la digitalizzazione delle imprese. Alcuni sono interventi tradizionali altri meno, sono sicuramente la parte su cui non ho dubbi che riusciremo ad investire bene perché è ‘chiamata’ dal mondo industriale e delle filiere», ha detto il Ministro Vittorio Colao durante un suo intervento al Comitato Scientifico 2021 della Fondazione Aristide Merloni.

PNRR, quanti soldi andranno alla digitalizzazione

Innovazione tecnologica e transizione digitale, dunque, sono due dei principali aspetti su cui si è fondato il PNRR italiano presentato lo scorso maggio dal governo Draghi. Ora sarà necessario distribuire al meglio quei quasi 50 miliardi per consentire al nostro Paese di progredire e rendere il mondo del digitale più accessibile a cittadini e istituzioni. Perché, al momento, i rami di questo immenso albero sono molti e variegati: «Dobbiamo chiaramente assicurarci che vadano con rigore nelle parti giuste, ma è un sistema ‘pool’, che tutto sommato in Italia funziona bene. Invece la parte che gestisco più direttamente sono circa 6,7 miliardi sulle reti, in senso generale fibra e 5G, poi ce ne sono 2 poco discussi ma molto importanti -ha sottolineato il ministro- sulla salute e sulla parte della digitalizzazione della salute come spinta alla telemedicina. Poi un’altra parte sulle competenze e sulle capacità digitali».

(Foto IPP/Fabio Cimaglia)

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