Il leghista Pillon ha detto di aver messo «una sentinella in ogni scuola» per fermare l’ideologia gender
21/06/2019 di Enzo Boldi
In ogni scuola italiana c’è un soggetto esterno, una sentinella, (probabilmente) pagata dallo Stato per svelare se qualcuno all’interno degli istituti faccia riferimento al gender. La notizia, che appare molto strana, è stata data direttamente dal senatore della Lega Simone Pillon. Lo ha annunciato sulla sua pagina Facebook raccontando e decantando i ‘successi’ del suo Family Day, dopo quattro anni. E tra i trofei esposti c’è questa storia del guardiano inserito all’interno delle scuole.
«Sono trascorsi quattro anni dal Family Day. Abbiamo fermato il gender nelle scuole e messo una sentinella in ogni scuola. Abbiamo pagato di persona con calunnie, condanne, minacce. Pazienza. Ne vale sempre la pena – ha scritto Simone Pillon sul suo profilo Facebook -. Questo ed altro per il bene dei nostri figli». Peccato che non ci sia nessuna legge approvata negli ultimi quattro anni in cui si fa riferimento a questi guardiani della famiglia tradizionale negli istituti scolastici italiani. Quindi, qualora fosse vero quanto detto dal senatore leghista, sarebbe un qualcosa al di sopra della legge. E in molti utenti – che non si sono solamente soffermati sulla questione etica delle sue parole – si sono interrogati su una domanda ben precisa: ma chi paga?
Le sentinelle anti-gender nelle scuole: parola di Pillon
«Tali affermazioni sono assai gravi e richiedono un immediato intervento del ministro Bussetti – dice la senatrice del Pd Simona Malpezzi, vicepresidente del gruppo dem e componente della commissione Istruzione – . Per questo ho depositato, insieme a molti altri colleghi del Partito Democratico, un’interrogazione urgente. Non esiste, infatti, nessuna ideologia gender e affermare il contrario è falso e pericoloso. Sarebbe poi gravissima l’introduzione di una sentinella nelle scuole per valutare l’insegnamento dei docenti».
Il ministro Bussetti smentisca o spieghi
Ricordiamo che nel recente passato lo stesso Pillon è stato condannato per alcuni commenti contro una comunità LGBT ed è finito nel mirino nelle critiche per il suo ddl. «Riteniamo doveroso a questo punto – prosegue Malpezzi – che il ministro smentisca queste strampalate affermazioni, che ledono la sua autorevolezza e chiarisca, una volta per tutte, che non esiste alcuna teoria gender ma solo la possibilità per le scuole di prevedere, nel piano triennale dell’offerta formativa, l’attuazione dei principi di pari opportunità e contrasto alle discriminazioni come previsto dai principi costituzionali».
(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)