Persone con malattie della pelle sbattute sui social: «Hai il vaiolo delle scimmie»

Violazione della privacy, disinformazione e allarmismo. Cosa può causare il nuovo "fenomeno" in voga sui social

03/08/2022 di Clarissa Cancelli

Sono oltre 500 i casi di vaiolo delle scimmie registrati in Italia. L’infezione continua a svilupparsi, portandosi dietro anche una buona dose di disinformazione, soprattutto sui social. L’ultima “trovata” è quella di pubblicare foto e video di persone con problemi alla pelle, accusandole pubblicamente di avere la patologia e di mettere in pericolo l’incolumità degli altri.

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Sui social le foto di persone con malattie della pelle: “Hai il vaiolo delle scimmie”

Sembra incredibile, ma è proprio ciò che sta accadendo. Su Dazed, viene raccontata la storia di Lilly Simon, salita a bordo della metropolitana di New York. In quel momento qualcuno l’ha filmata, ha postato il video sui social e l’ha accusata di mettere in pericolo coloro che erano in metro. Lilly Simon, però, non ha il vaiolo delle scimmie, ma la neurofibromatosi 1, una malattia caratterizzata da macchie caffè-latte e crescita di tumori sui nervi. «I tumori sono benigni, ma sono ancora su tutta la mia pelle e mi danno molte complicazioni di salute: sia fisico che mentale», spiega in un video su TikTok . «Ho sempre avuto a che fare con persone come quelle della sezione commenti di questo video e la persona che lo ha pubblicato. Non permetterò a nessuno di invertire gli anni di terapia e guarigione che ho dovuto sopportare per affrontare la condizione ed esistere con attorno persone come voi», dice poi. Purtroppo, quello di questa giovane, non è stato l’unico caso. Sembra che sempre più persone con malattie della pelle siano destinate a essere sorvegliate e criticate da utenti social, troppo superficiali per non saltare subito alle conclusioni e insultarle pubblicamente. I problemi legati a questa nuova “pratica” sono molti. Primo fra tutti, la violazione della propria privacy: foto e video di gambe o braccia di persone malate vengono pubblicate online, costringendo le “vittime” a giustificarsi e a rivelare a tutti le proprie condizioni di salute. E poi, la disinformazione: i social vengono spesso usati come fonti di informazione. Nel Regno Unito, in particolare, una recente indagine sulle abitudini di consumo delle notizie ha fatto emergere come TikTok sia la fonte di notizie in maggiore crescita tra gli adulti. Contenuti del genere, oltre a essere offensivi, possono generare allarmismo e alimentare fake news in merito. Come è successo per il Covid-19, dove ogni giorno si leggevano bufale sempre diverse. La lezione non è stata, dunque, imparata.

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