Per l’undicesimo anno consecutivo, la libertà di internet nel mondo è in calo: il rapporto
Dati messi in evidenza dall'ultimo rapporto di Freedom House: in vetta alla classifica dei Paesi maggiormente "free" c'è l'Islanda. In coda, ovviamente, la Cina. L'Italia è all'11esimo posto, davanti agli Stati Uniti (in costante e inesorabile discesa)
26/09/2021 di Enzo Boldi
«I maggiori deterioramenti sono stati documentati in Myanmar, Bielorussia e Uganda, dove le forze statali hanno represso le crisi elettorali e costituzionali. Il calo del punteggio di 14 punti del Myanmar è il più grande registrato dall’inizio del progetto “Freedom on the Net“». Questo è l’incipit della sinossi del rapporto annuale sulla libertà di internet nel Mondo effettuato da “Freedom House“, un’organizzazione non governativa che si occupa di attività di ricerca su democrazia (in tutte le sue sfaccettature, anche digitale) e diritti umani.
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Da questo studio – basato sull’analisi di 21 indicatori, tra cui l’accessibilità alla rete, limiti nella pubblicazione di contenuti e violazione dei diritti degli utenti – emergono alcuni aspetti significativi che mettono in luce una disparità di trattamento in base al Paese di riferimento. Le cause sono da ricercare nelle condizioni socio-economiche e nei governi dittatoriali che hanno applicato alcune norme stringenti. E non solo: la riduzione costante e continua di alcune libertà di internet nel mondo sono a che figlie di accordi fatti dagli Stati con i giganti del Web.
Libertà di Internet in calo per l’undicesimo anno consecutivo
La mappa mondiale (ricordando che il rapporto di Freedom House prende in esame 70 Paesi sparsi in tutto il Mondo dei 195 riconosciuti dall’ONU) mette in evidenza lo stato della libertà di Internet. In verde sono indicati quelli con un ottimo, buono o elevato discreto livello di libertà, in giallo quelli considerati parzialmente liberi e in viola quelli dove non vi è un livello di libertà considerato sufficiente e accettabile.
Una “cartina geografica” frutto di una serie di indicazioni che hanno generato un istogramma che racconta, in modo più incisivo, una graduatoria suddivisa in base ai 70 Paesi.
In testa troviamo l’Islanda, seguita dall’Estonia e dal Canada. L’Italia, con un punteggio di 76 su 100, si posiziona all’11esimo posto, a pari merito con il Giappone e davanti all’Australia e agli Stati Uniti. E proprio gli USA continuano con questa tendenza del “passo del gambero”, arretrando (sia in termini di punti assoluti, sia di classifica) per il quinto anno consecutivo.
La maglia nera alla Cina
Il calo più drastico della libertà di internet a livello globale si registra in Myanmar, dove i peggioramenti sono stati resi ancor più evidenti negli ultimi mesi di guerra civile. Ma il Paese peggiore resta, ancora una volta, la Cina. Come noto, infatti, il regime cinese ha reso ancor più stringenti le norme attorno all’ecosistema web. Dalle chiusure verso l’esterno – per le aziende e non solo – al divieto di utilizzo di alcuni social network (sostituiti da “versioni locali”, con restrizioni). Insomma, l’ultimo posto in classifica non è di certo una novità o un qualcosa di cui stupirsi.
(foto di copertina: da report di Freedom House)