Il governo ci sta prendendo in giro sul patrocinio al Congresso delle Famiglie?

Continua in maniera piuttosto paradossale la vicenda del patrocinio del governo al Congresso delle Famiglie tradizionali che si svolgerà a Verona nel prossimo fine settimana. Dopo la presa di posizione di Giuseppe Conte, è sparito – non senza qualche ritardo – il logo di Palazzo Chigi dal sito del World Congress of Families di Verona. Ma al suo posto è comparso il logo del ministero della Famiglia e della Disabilità, quello alla cui testa c’è il leghista Lorenzo Fontana, che parteciperà – insieme a Matteo Salvini – all’evento e che è stato tra i promotori dell’evento internazionale in Italia.

Patrocinio congresso Famiglie: cosa dice il regolamento

La comparsa del logo del ministero della Famiglia sembra essere un vero e proprio artificio che, tuttavia, non nasconde l’applicazione del regolamento – che si desume dalla Circolare UCE 000901 P-2.11.1.2 del 16/02/2010. Infatti, i patrocini richiesti ai Ministeri e ai Ministri senza portafoglio (come nel caso del ministero della Famiglia) devono essere comunque trasmessi agli uffici della presidenza del Consiglio che, a sua volta, deve rilasciare il nulla osta.

Il ministero della Famiglia deve aver avuto comunque il nulla osta di Palazzo Chigi

Il fatto, insomma, che non ci sia il logo della presidenza del Consiglio dei ministri, non significa che gli uffici di Palazzo Chigi non abbiano dato il loro via libera al patrocinio del ministero della Famiglia. La presenza del logo del ministero della Famiglia è esattamente sullo stesso piano di quella del logo di Palazzo Chigi. Pertanto, questo espediente è servito soltanto a fare un’operazione di comunicazione che ha trovato – come al solito – un compromesso tra Lega e Movimento 5 Stelle, due forze al governo insieme ma non dialoganti tra di loro.

La contrarietà del M5S, infatti, non trova sponda nella Lega, determinata a mettere il suo marchio di fabbrica sull’evento di Verona. Per questo si è cercato di dare la responsabilità del patrocinio a un ministero a guida leghista. Ma il nulla osta della presidenza del Consiglio ci deve essere stato comunque. Un brutto pasticciaccio che mina la credibilità delle parole di Giuseppe Conte, risolutamente contrario alla concessione del patrocinio stesso.

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