Non è vero che Di Maio non ha dichiarato la partecipazione alla società del padre

Sulla vicenda del presunto lavoro nero della ditta Ardima srl, fondata da Antonio Di Maio, padre di Luigi Di Maio, bisogna essere rigorosi e scrivere le cose come stanno. Altrimenti si cerca di attaccare il Movimento 5 Stelle con le armi del sensazionalismo proprie del grillismo. Nelle ultime ore, dopo il servizio de Le Iene, su diversi giornali – ma anche sui profili social di alcuni deputati del Partito Democratico, come Lia Quartapelle – sta circolando la voce della mancata dichiarazione in alcun documento ufficiale, da parte del vicepremier, della sua partecipazione al 50% nella società.

Partecipazione Di Maio all’Ardima srl, il malinteso

Come prova di tutto ciò si allega il curriculum che Luigi Di Maio aveva preparato nel 2013, al momento del suo ingresso alla Camera dei Deputati per la prima volta da parlamentare eletto. L’equivoco nasce qui, perché la dichiarazione allegata non contiene alcun riferimento alla società di famiglia. Lo scrive e lo riporta anche Lia Quartapelle, ad esempio:

Forse ci si fa ingannare dalla scritta in seconda pagina, cancellata da una penna nera. Effettivamente, alla sezione 3 della Dichiarazione Parlamentare trasmessa tra gli atti ufficiali della Camera, si intravede la Ardima Srl. Ma lo stesso Di Maio eliminò quel dato. Probabilmente perché nel 2013 non era ancora titolare del 50% della società, cosa che si verificherà soltanto l’anno dopo, nel 2014.

Partecipazione Di Maio all’Ardima srl, la dichiarazione del 2014

Infatti, la dichiarazione patrimoniale successiva contiene l’autocertificazione di questa partecipazione: «Partecipazione senza funzioni di amministratore o sindaco nella società Ardima srl (quota 50% pari ad euro 50.100)». Come si può evincere da questo screenshot del documento pubblicato (e quindi accessibile a tutti) sul sito della Camera dei Deputati.

partecipazione di maio

Tutti erano a conoscenza della partecipazione di Luigi Di Maio nella società di famiglia ed è sbagliato attribuire, come fanno alcuni retroscena politici, ai deputati del Movimento 5 Stelle il malcontento legato alla presunta assenza di una dichiarazione pubblica che attesti la partecipazione del vicepremier nella società di famiglia. Di Maio non lo ha mai nascosto.

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