Paolo Savona: «Uscire dall’euro? Essere pronti a ogni evenienza»

10/07/2018 di Redazione

«Mi dicono tu vuoi uscire dall’euro? Badate che potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere. La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza». Così il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona in commissione al Senato. «Una delle mie case, Banca d’Italia, mi ha insegnato a essere pronti non ad affrontare la normalità ma il cigno nero, lo choc straordinario».

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Si tratta di affermazioni che rischiano di scatenare diverse reazioni e polemiche. Ricordiamo che la nomina iniziale di Savona all’Economia ha creato un grosso corto circuito tra Quirinale e il premier (al tempo incaricato) Giuseppe Conte. L’economista, specialmente negli ultimi anni, è diventato uno dei più noti critici dell’euro.

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Savona di definisce europeo e non europeista. Il ministro cita Dahrendorf quando scrisse, dopo la caduta del muro di Berlino, il libro ‘1989, Suggerimenti a un amico polacco’, per mettere in guardia «contro tutti i sistemi che finiscono in ‘ismo’: Comunismo, socialismo, capitalismo e anche l’europeismo che è diventato un’ideologia». «Mi sento cittadino europeo – ha aggiunto Savona – e dobbiamo fare di tutto per cercare di mettere all’ordine del giorno il discorso della cittadinanza europea». «Non sono un sovranista, sono un trattativista».

«Se il disequilibrio è di liquidità perché hai un attacco speculativo e non puoi stampare euro, perché questo non può fare la Banca d’Italia, allora deve intervenire la Banca centrale europea. Se lo squilibrio è strutturale come la Grecia, va al Fondo salvastati, che può essere anche indipendente», ha spiegato Savona. Il ministro ha annunciato che chiederà al numero uno della Banca Centrale Mario Draghi il cambio di statuto della BCE. «Mi recherò da Draghi appena terminato questo incontro. Prima volevo che la mia azione godesse della legittimazione democratica. Io ero stato delegittimato dai media e non mi sono mosso fino a questo momento per questi precisi motivi». Savona vorrebbe una BCE più simile alle banche centrali. «Se alla Bce non vengono affidati compiti pieni sul cambio – spiega – ogni azione esterna all’eurozona si riflette sull’euro senza che l’Unione europea abbia gli strumenti per condurre un’azione diretta di contrasto. L’assenza di pieni poteri della Bce sul cambio causa una situazione in cui la crescita dell’economia dell’eurozona risulta influenzata, se non determinata, da scelte o vicende che accadono fuori dall’Europa».

«Tria – spiega riferendosi al collega del MEF – ha la mia stessa formazione culturale, ma naturalmente mentre io sono un po’ più libero di agire lui ha il problema che se gli scappa una speculazione la deve fronteggiare. Gli darò una mano, ma lui è il responsabile, quindi lui è terrorizzato di finire come il ministro dell’Economia che finisce con la crisi economica italiana. Potete capirlo, io lo giustifico anche e finché è possibile lo aiutiamo». Il ministro per gli Affari europei spiega inoltre che «abbiamo bisogno del ministro degli Esteri che conduce un po’ di diplomazia monetaria internazionale, una volta lo faceva la Banca d’Italia».

(In copertina. In un’immagine esclusiva dell’ANSA Paolo Savona passeggia a Villa Borghese, Roma, 25 maggio 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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