Paola Taverna e la strana interpretazione dei dati Istat

Le parole di Paola Taverna sull’interpretazione dei dati Istat sul reddito di cittadinanza sono da manuale della controinformazione e della propaganda politica. Oppure, sono semplicemente frutto di una scarsa preparazione sui temi economici. «Per l’Istat – scrive la vicepresidente del Senato del Movimento 5 Stelle – il reddito di cittadinanza potrà portare all’aumento del Pil fino allo 0,3% e a una ripresa dei consumi. Ancora una volta i dati ci danno ragione. Il reddito di cittadinanza è necessario per la nostra crescita, si deve fare e lo faremo. Il vento è in poppa!».

Paola Taverna non ha capito i dati Istat sul reddito di cittadinanza

Peccato, però, che l’Istat dica esattamente l’esatto contrario rispetto a quello che ha divulgato la senatrice pentastellata, non nuova a scivoloni clamorosi in merito. Maurizio Franzini dell’Istituto Nazionale di Statistica, infatti, aveva presentato il resoconto dell’impatto del reddito di cittadinanza sul prodotto interno lordo italiano con queste parole: «Sotto l’ipotesi che il Reddito di cittadinanza corrisponda a un aumento dei trasferimenti pubblici pari a circa 9 miliardi – afferma -, secondo le simulazioni effettuate il Pil registrerebbe un aumento dello 0,2% rispetto allo scenario base. Questa reattività potrebbe essere più elevata, e pari allo 0,3%, nel caso in cui si consideri l’impatto del Reddito di cittadinanza come uno shock diretto sui consumi delle famiglie».

Facciamo i conti per Paola Taverna

Ora, i 9 miliardi del reddito di cittadinanza corrispondono allo 0,5% del prodotto interno lordo. Rispetto, quindi, a questo corposo e sostanzioso ‘investimento’, un aumento percentuale del Pil dello 0,3% consisterebbe – a conti fatti – in una diminuzione dello stesso di 0,2 punti percentuali. Ovviamente, si tratta sempre di modelli statistici. Ma la loro corretta interpretazione dovrebbe essere alla base del linguaggio politico che poi si vuole trasmettere.

Invece, Paola Taverna non sembra cogliere questo aspetto. Tradotto in soldoni, in maniera un po’ approssimativa e grossolana, potremmo dire che il PIL dell’Italia nel 2018, secondo i dati dell’Istat, corrisponde a 1620 miliardi di euro circa. Se il reddito di cittadinanza costa 9 miliardi, l’incremento del PIL è dello 0,3%, ovvero 5,1 miliardi di euro. Facile comprendere, quindi, che di fronte a un costo di 9 miliardi di euro, i benefici sono di 5,1 miliardi di euro. Una differenza (in negativo) di quasi quattro miliardi.

Non è la prima volta che, negli ultimi giorni, Paola Taverna offre indicazioni in controtendenza rispetto alla realtà. Al momento del voto di fiducia al Senato per il decreto sicurezza, l’esponente del Movimento 5 Stelle ha votato a favore. Qualche tempo fa, invece, parlava di voto di fiducia come di uno «strumento per le dittature». Ma si sa, il vento sta cambiando.

FOTO: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

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