L’autopsia sul corpo di Pamela Mastropietro non fa luce sulla sua morte

08/02/2018 di Redazione

“Il corpo è stato tagliato in modo scientifico e tutti gli organi sono presenti”. Sono queste le prime risultanze dell’autopsia condotta sul corpo di Pamela Mastropietro dallo staff di medicina legale dell’Università di Macerata. L’analisi è finita nel primo pomeriggio sul tavolo della Procura della Repubblica. Il pool di periti, guidato dal medico Mariano Cingolani, assistito dai colleghi Dora Mirtella e Roberto Scendoni, ha lavorato anche davanti alla presenza degli avvocati dei due nigeriani indagati. Il resto della squadra di analisi è composto anche dal tossicologo Rino Froldi e dal criminologo Mauro Mazza.

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PAMELA MASTROPIETRO AUTOPSIA: “NON CI SONO RISULTATI SIGNIFICATIVI”

“I primi esiti espletati dalla consulenza medico-legale non hanno consentito di acquisire risultati altamente significativi sul piano probatorio. Questo perché i resti del cadavere sono totalmente privi di liquidi organici. Conseguentemente sono necessari ulteriori accertamenti tossicologici e istologici”, spiega l’autopsia i cui dettagli sono stati diffusi alla stampa solo in queste ore.

LA POSIZIONE DEL SECONDO NIGERIANO: NON POSSONO TRATTENERLO IN CUSTODIA CAUTELARE

Desmond Lucky è il nigeriano indicato da Oseghale come lo spacciatore che ha venduto alla ragazza la dose. Ha ceduto, secondo fonti giudiziarie, una “modestissima” quantità di eroina, cessione che va ad aggiungersi alle già note ipotesi accusatorie: concorso in omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere.

Proprio la quantità della droga data non consente l’emissione di un provvedimento di custodia cautelare. Mentre l’eventuale accusa di morte in conseguenza di altro reato non può esser ipotizzata perché Lucky non sarebbe stato a conoscenza dei rischi della cessione di tale dose  alla ragazza. Il nigeriano ha finora negato tutti gli addebiti, incluso quello di spaccio. Pamela, spiegano fonti giudiziarie spiegando un elemento non di poco conto, non si drogava da quattro mesi, incluso il periodo trascorso alla comunità di recupero Pars di Corridonia da cui si era allontanata il 29 gennaio, per essere ritrovata senza vita due giorni dopo.

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