«Serena, ti sposerei». Così diceva Pago

12/06/2020 di Redazione

Dopo le ultime dichiarazioni rilasciate al settimanale Oggi, in cui Pago ha affermato che nonostante la fiducia persa, potrebbe un giorno, addirittura perdonare Serena Enardu, ecco per la prima volta svelati alcuni passaggi del capitolo originale che Pacifico Settembre aveva dedicato a Serena Enardu quando i due stavano insieme prima della rottura dovuta alla scoperta di una serie di conversazioni durate 4 mesi tra la Enardu e l’ex tentatore Alessandro Graziani.

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Il libro di Pago “Vagabondo per amore. La mia vita dalla A alla Z” sarà disponibile dal 16 giugno.

Serena

 

Ho amato Serena per sei anni, alla follia, con tutte le nostre difficoltà. L’ho amata nei momenti in cui ha mostrato il suo lato peggiore. Mi sono fatto ferire da lei davanti a milioni di italiani, a Temptation Island Vip, mettendo in mostra la nostra storia. L’ho vista tra le braccia di un altro uomo, l’ho vista allontanarsi da me. Sono stato a guardare, ho pianto e sofferto. E non mi sono nascosto. Avrei dovuto reagire in modo diverso? Perché? Perché avrei dovuto fare qualcosa che non mi appartiene? Solo perché così qualcuno lo avrebbe giudicato un comportamento più «da duro»? Non l’ho fatto. Ho mostrato la sofferenza, le lacrime, la mia debolezza. Per mesi dopo Temptation Island Vip ho sofferto ogni giorno. Il cuore era letteralmente a pezzi, e pensavo che nonostante l’amore provato non avrei mai più voluto vederla e nemmeno sentirla. E così ho fatto per cinque, sei mesi. Mi stavo riprendendo la mia vita. Non ho smesso di amarla da un giorno all’altro, e non avevo ancora smesso di amarla quando è arrivata la chiamata del Grande Fratello Vip.

Come si può smettere di amare qualcuno a comando? Però ero intenzionato a scrollarmi di dosso l’immagine della persona ferita, per riprendermi quello che Pacifico e Pago sono sempre stati: uomini! I suoi occhi sempre lucidi, il suo continuo tremare vicino a me, la sua voce rotta dall’emozione, le sue parole, quella capacità di non arrendersi mista al coraggio di affrontare ancora una volta quel rogo che le era stato riservato, in primis da me: tutto questo, e ancora di più, per dire a me e al mondo che aveva sbagliato tutto, che mi stava chiedendo scusa e che perdermi era stata la cosa più stupida della sua vita, l’errore più grande, per dire a tutti che sarebbe stata disposta a qualsiasi cosa purché le fosse data un’altra possibilità, la possibilità di amarmi come non mai.

È entrata dentro: dentro la casa del Grande Fratello, dentro di me. Abbiamo riso e pianto insieme come non mai, abbiamo discusso e lottato perché venisse alla luce ciò che volevamo noi due e basta, contro tutto e tutti. Io e lei. Pochi ci hanno capiti, in quel momento, e ci ha fatto male, perché l’amore non lo si deve mai contrastare. Abbiamo deciso di riprovarci, mettendo da parte rabbia, orgoglio e rancore. Abbiamo lasciato che a parlare per noi fossero i nostri occhi e i nostri cuori. Io ci ho pensato tanto, e tra testa e cuore, tra la felicità persa e quella da potermi riprendere, tra la possibilità di continuare senza di lei per poi pentirmene e quella di riaverla tra le mie braccia e fregarmene, tra le cose che ti fanno stare male e quelle che ti fanno stare bene, ho scelto sempre la seconda. Poi si vedrà. Oggi la sposerei? Sì, penso di sì, ma non pensiate che io sia un «sottone», perché ho vinto.

 

Cara Serena…

Cara Serena, è il 22 aprile. Sono seduto su un aereo. Intorno a me il nulla. Chi mi guarda è diffidente, ma lo sguardo si scorge appena perché ognuno si nasconde o si difende dietro una mascherina. Sto tornando in Sardegna dopo essere stato a Roma da mio figlio Nicola e dalla mia ex Miriana, in piena pandemia. Avevano bisogno di me. Eravamo in casa di Miriana perché il solito Pago «vagabondo per amore» non ha una sua dimora. Per questo, risolti i problemi, torno ogni volta da te, Serena. Hai notato una cosa? Ti chiamo «Serena», con il tuo nome; dentro di me ho già smesso di chiamarti «amore». Il mio cuore non batte più come prima, e il tuo ha già smesso di farlo da tempo. Nei capitoli consegnati all’editore, a febbraio, prima del Coronavirus, ho scritto che ero pronto a convolare a nozze. Sì, ero pronto: dopo la crisi, dopo Temptation Island Vip, dopo la rottura, dopo l’addio, dopo il Grande Fratello Vip, quando si è riaccesa la nostra fiamma io ero pronto. Mentre sono in aereo sento che questa sarà l’ultima volta che ti vedrò fuori dall’aeroporto. La quarantena è una vera prova d’amore. Per ogni coppia che decide di superare insieme un momento drammatico come questo, si tratta di un atto d’amore. E noi, noi no. Noi siamo quelli che non ce la fanno, che non ce la faranno, o forse siamo semplicemente quelli destinati a non stare insieme. Poche parole, contano i fatti.

Il mio rientro a Cagliari ha comportato quattordici giorni di isolamento fiduciario. Atto dovuto, perché ho cambiato regione. Significa che ho vissuto nella taverna di casa tua, che quasi sembrava un nido pieno di dolcezza… ai miei occhi. In quei quattordici giorni però c’è stato tutto tranne che amore. Il distanziamento sociale ci ha resi sempre più distanti, anche se stavamo sotto lo stesso tetto. Mi hai accudito, è vero; mi hai portato il cibo, è vero. Ma abbiamo smesso di parlarci da innamorati, questo lo sappiamo entrambi. Anzi, lo sai bene in primis tu. In quelle due settimane ho avuto modo di fare un altro Grande Fratello, però da solo. Siamo tornati a viverci, ma piano piano; e sono tornate fuori tutte le vecchie problematiche che fondamentalmente tu non hai mai cancellato dentro il tuo cuore, in profondità, con una rabbia che non andrà mai via. Problemi che poco hanno a che fare con l’amore. L’iter è stato lo stesso, lo ho già vissuto: tu che parli di meno e l’amore mentale e fisico ormai assente. Questa volta almeno siamo stati in grado di non trascinarla a lungo. Siamo stati maturi, è vero, ma la rabbia ci ha ucciso. Premesso: questo tsunami mi ha ucciso ancora una volta, perché mi sono scontrato dinanzi alla mancanza di verità, all’omertà, alla bugia. E non me lo aspettavo, cazzo. Non me lo aspettavo. Poi, l’11 maggio, il crollo. Quella mattina l’ennesimo litigio, tu che mi dici: «Vattene», e io che cerco di sistemare per l’ennesima volta la situazione. Tu che mi offendi, che mi dai dell’inconcludente, io che non voglio sentire e provo a parlarti. Cerco i tuoi occhi, ma non ci sono più. Quel giorno però succede una cosa, una cosa dalla quale non si può più tornare indietro. Ammetti di aver sbirciato nel mio cellulare ma di non aver trovato nulla. «Falso, tu nascondi le cose!» mi urli in faccia. Io non ho mai nascosto nulla, lo posso giurare su mio figlio. Le urla iniziano a prendere il sopravvento. I vecchi tempi sono tornati, o forse per te non sono mai andati via. Quella rabbia, quella maledetta rabbia. Urli di nuovo: «Vattene!» Cazzo, Serena, lo sai che non ho una casa. Quell’urlo è un pugno in faccia, al cuore e nello stomaco. Ma dove vuoi che vada? Ti rincorro per provare a parlarti, a guardarti. Niente. Ti chiudi in bagno. Il tuo cellulare però resta fuori. Non lo avrei mai fatto. E non l’ho mai fatto. Sono un buono, chi mi conosce lo sa. Lo sa! Sono una brava persona. Non lo avrei mai fatto, però questa volta non resisto. Prendo lo smartphone e lo sblocco. Ci eravamo fatti una promessa: entrambi conoscevamo i nostri codici di sblocco. Accendo, accedo, scopro e… spengo tutto. Guardando la lista dei contatti su WhatsApp corro velocemente sotto quel nome con accanto un’emoticon con un orsetto. Lui è il ragazzo con cui mi hai tradito. Già, non ci volevo credere. Quello che leggo e che ascolto – ebbene sì, ho ascoltato anche gli audio mentre tu eri chiusa in bagno – non mi fa nemmeno male. È solo una realtà di merda che devo accettare. Serena, tu con questo ragazzo non hai avuto un flirt di due giorni – in Sardegna e dopo Temptation Island Vip – come mi hai voluto far credere. Tu non lo hai visto solo un paio di giorni e basta! Tra voi c’è stata una vera storia d’amore! L’ho visto, l’ho letto, l’ho sentito! E il tutto è successo, ricostruendo le date, proprio nel periodo in cui volevi tornare con me. Quando sei uscita dal bagno quel telefono l’ho lanciato nel lavandino. Ti ho guardato e ho detto: «Meno male che mi avevi detto tutto…» Questa è la verità. Ho sorriso. Mentre mi urlavi: «Poveraccio!» ho raccolto le mie cose, anche le doppie prese dei cavi…

Pago

 

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